Wedding & Co - Intervista

La cucina è il cuore del Catering: Intervista alle fondatrici di Wedding & Co.

Certi di farti cosa gradita, inauguriamo il nuovo spazio dedicato alle interviste con due personalità del settore che, facendoci l’onore di rispondere alle nostre domande, aprono un interessante spaccato nel mondo “che non si vede”, ma che rende indimenticabili le cerimonie nuziali: il Catering.

Il Catering è un’attività fondamentale per la riuscita di un evento, ma è anche un’attività complessa, con molte sfaccettature, che va realizzata con passione e professionalità.

Antonella Lenzi e Katy Pisani, titolari del brand Wedding & Co. Ricevimenti, ci raccontano la loro esperienza in questa interessante e appassionata intervista.

I video che compongono l’intervista integrale sono pubblicati sul nostro canale YouTube.

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Qual è stato il tuo percorso lavorativo? Da quanto tempo fai questo lavoro?

Catering Wedding & Co - ApparecchiaturaOrmai 25 anni fa, ho avuto la fortuna di iniziare questa attività con quello che era il cuore degli eventi: la cucina.
Ho iniziato sbucciando le patate e ho finito per diventare capo cuoco, organizzando poi in toto gli eventi. È un lavoro bellissimo perché molto creativo.
Allora la cucina aveva davvero la sua importanza, cosa che nel tempo, secondo me, si è un po’ persa.
Quando sono passata dalla cucina a organizzare totalmente l’evento, ho scoperto di essere avvantaggiata, perché conoscevo i tempi di cottura, i piatti che più potevano piacere, quelli che facevano più scena; conoscevo bene le difficoltà legate alla realizzazione di un piatto; sapevo bene come fare le “liste di carico”, importantissime per ogni evento: il materiale giusto nella quantità necessaria alla riuscita dell’evento. Questo permette una corretta previsione e gestione dei costi.
Inoltre posso trasmettere questa conoscenza nel mio contatto con gli sposi rispondendo a tutte le loro domande inerenti l’organizzazione, i tempi e i costi.
Nel ’98-’99 si organizzavano circa 120-130 matrimoni ma anche 50-60 eventi aziendali, il che vuol dire organizzare 5-6- eventi in un giorno.
A quel tempo eravamo in pochissimi a fare questo lavoro e tutti professionisti. Oggi forse, si è un po’ persa la professionalità.

Quanto tempo è necessario per la programmazione di un evento?

Hai un anno per preparare un matrimonio, e bisogna essere reperibili h24.
Non puoi spegnere il cellulare, sei responsabile fino alla mattina dopo l’evento.

Se una coppia ti da solo sei mesi per organizzare il proprio matrimonio, cosa rispondi?Torta nuziale Wedding & Co

Se una coppia ha solo 6 mesi di tempo lo possiamo fare, ma ci vuole già la location.
Ci vuole anche chiarezza di intenti da parte degli sposi e coincidenza tra le loro esigenze e le nostre fattibilità.
A queste condizioni, l’evento si può organizzare anche in pochi giorni!

È più facile lavorare con coppie di sposi che hanno le idee chiare o no?

La creatività fa parte di questo lavoro e, dopo tanti anni, è più facile guidare qualcuno che è nella nebbia, che soddisfare idee e progetti visti su internet ma irrealizzabili nella realtà.
Comunque una gran parte del nostro lavoro è facilitato dall’empatia verso il cliente e dalla comprensione della sua personalità. La nostra bravura sta nel capire subito che tipo di persona abbiamo davanti e, quindi, come parlargli e cosa dirgli per fargli cambiare idea.
Intendiamoci, un’idea, un’impostazione ce l’hanno tutti e per la maggior parte si tratta di reminiscenze dell’infanzia, del matrimonio da sogno che si aveva da bambine, che tornano in età adulta.

Come facevate a programmare 5-6 eventi in un giorno?

Hai detto la parola giusta: Programmazione.
Tu non devi saper organizzare solo l’evento a te familiare, devi saper organizzare, insieme a uno staff, anche altri eventi.

Adesso quanti matrimoni curate all’anno?

Menu Wedding & CoFacciamo 2 eventi al giorno, per scelta.
Per noi è importante la cucina e quindi, avendo due cuochi con relativi team operativi, puntiamo al ritorno del gusto del mangiare.
Il nostro punto forte, dopo tanta ricerca, è questo.
Le coppie di sposi che ci scelgono parlano direttamente con lo chef, noi non siamo gli interlocutori.

 

Che età hanno le vostre coppie di sposi?

Ho sempre lavorato con un target alto: sposi maturi che vogliono fare una bellissima festa, dedicata ai colleghi, agli amici, forse trascurando un po’ i parenti.

Questo lasciare da parte i parenti è un dato comune a molti matrimoni, a cosa pensate sia dovuto?

Nell’anno in cui lavoriamo insieme ai futuri sposi, consigliamo loro di mettersi dalla parte degli invitati.
L’accoglienza, l’arte del ricevere ce le hanno insegnate i nostri genitori e per noi sono normali, invece gli sposi vedono il Cucina Wedding & Comatrimonio come una festa in cui i parenti sono visti più come un peso da tenere da parte.
La nostra bravura sta nell’organizzare ogni fase dell’evento tenendo conto che vi partecipano persone di ogni età e di diverse esigenze.
Curiamo dunque molto l’accoglienza, l’ascolto delle esigenze degli ospiti e mettiamo a disposizione una persona del team che si occupi di tutti, dai bambini ai nonni. Ogni fase dell’evento dev’essere bella per tutti.
Questo tipo di cura non è molto usuale, forse perché il modo di festeggiare il matrimonio è cambiato nel corso degli anni.
C’è stato un periodo in cui il matrimonio era “ingessato” dagli obblighi tradizionali: invitare i parenti e gli amici dei genitori, assegnare i posti a tavola, comportarsi seguendo un galateo importante e non concedere spazio alla spontaneità.
Da matrimoni molto impostati, siamo passati a una fase di gestione “libera”, in cui l’unica cosa importante era la felicità degli sposi e il resto, compresa l’accoglienza, passava in secondo piano.
Negli ultimi tempi stiamo assistendo al ritorno a un certo galateo dell’accoglienza e alla cura degli ospiti.
Un’altra cosa che ci distingue è il cibo. Per noi è sempre stato l’elemento più importante, mentre vedo che spesso si sceglie il preconfezionato. Io la chiamo “l’industria del catering”: sono tutti uguali, impacchettati.
La nostra scelta di fare due eventi al giorno, con due cuochi e due team operativi, è dovuta al desiderio di far riscoprire agli ospiti il gusto del mangiare. Vogliamo far sentire loro il profumo del cibo, vogliamo che assaporino la genuinità degli ingredienti.
La coppia non parla con noi del menu, lo fa direttamente col nostro cuoco.
Qualunque tipo di evento che curiamo è improntato sulla cucina.
Dal punto di vista qualitativo, abbiamo scelto di servire cibo proveniente dal presidio slow food.

Continua a crescere il numero di coppie straniere che sceglie l’Italia per celebrare il “grande giorno”. La vostra clientela è più italiana o straniera? che differenza c’è? Gli stranieri spendono di più?

Pasticcini Wedding & CoPer quello che ci riguarda, il matrimonio degli stranieri è quello che volevamo.
Gli stranieri impazziscono per il cibo italiano, danno soddisfazione perché vengono con l’idea di trovare quello specifico prodotto.
Sono sposi settimanali, nel senso che vengono in Italia per una settimana e infra-settimana celebrano il matrimonio.
Con loro è molto facile comunicare via mail e sanno quello che vogliono, vedono l’Italia come terra di prodotti genuini,
mentre l’italiano a volte non apprezza ciò che ha intorno.
Gli stranieri piuttosto invitano meno persone, ma non rinunciano a sposarsi qui e quindi rientrano nella nostra filosofia.
Inoltre hanno molto gusto e cura per gli allestimenti.

Ti ricordi di una richiesta “insolita”? ce la racconti?

Sì è successa non molto tempo fa: una sposa mi chiese un buttafuori di fronte alla chiesa… è una richiesta che ci era già stata fatta in passato, ma stavolta il motivo era “se arriva il mio ex ci ammazza tutti“.
Potrei scrivere un libro con le stranezze che capita di vedere in questo lavoro.

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