Fotografo matrimonio

Giuseppe Giovannelli. In una fotografia tutte le emozioni del tuo matrimonio

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Giuseppe Giovannelli è un giovane fotografo di Lucca che, attraverso un mix unico di professionalità, sensibilità e discrezione, riesce a catturare i momenti più importanti e le emozioni più profonde di ogni avvenimento.
Chi si affida ai suoi servizi, si vede recapitare a casa i propri ricordi in un splendida confezione, degna di un contenuto tanto prezioso.
Le migliori tecnologie e una sconfinata passione supportano Giovannelli nella sua missione: rendere eterni i più bei momenti del tuo matrimonio.

I video che compongono l’intervista integrale sono pubblicati sul nostro canale YouTube.

Logo Giuseppe Giovannelli

Qual è stato il tuo percorso lavorativo? Da quanto tempo fai questo lavoro?

Il mio percorso non è partito direttamente dalla fotografia, io vengo dal 3D. Mi è sempre piaciuto fare foto in vacanza, in giro con gli amici.
C’è molta somiglianza tra il 3D e la fotografia a livello di inquadrature, luci ecc., quindi studiando una cosa, studiavo anche l’altra.
A un certo punto, iniziai a lavorare per uno studio fotografico: non avevo mai fatto matrimoni fino ad allora, sono stati tre anni molto costruttivi, mi hanno fatto apprezzare e amare questo lavoro.
L’anno scorso ho deciso di trasformare quello che era un hobby nella mia professione.
Sono contento di come sta andando, i feedback ricevuti dai clienti sono positivi, quindi mi ritengo soddisfatto, per adesso.

Chi sono i tuoi clienti?

I miei clienti sono ragazzi dai 27 ai 36 anni che, fortunatamente, credono ancora nel matrimonio, nell’amore e hanno il coraggio di avventurarsi in questo percorso.

Quindi la tua specializzazione ora è …Giuseppe Giovannelli Fotografo Matrimoni

Settore wedding e ritratti.

Hanno esigenze particolari i clienti che vengono a chiederti un servizio fotografico?

Dipende dai clienti: alcuni sono più esigenti, stanno attenti a tutto e si raccomandano molto per ogni particolare; altri a volte sembra che non vogliano neanche essere fotografati, per l’imbarazzo. Li capisco benissimo ed è compito mio farli sentire a proprio agio di fronte alla camera, farli sciogliere e cercare di tirare fuori il meglio da quella sessione fotografica.

Quali sono le difficoltà che incontri nel realizzare un servizio fotografico?

Parlando di matrimoni, è il tempo. Pur avendo il fotografo voce in capitolo, perché è la figura professionale che segue la coppia dall’inizio alla fine, il tempo rimane sempre il “nemico” e l’ostacolo più grande. Bisogna riuscire a fare tutto nei giusti tempi, in qualsiasi situazione e non hai mai certezze: che ci sia sole, pioggia, vento, neve, freddo il tempo a disposizione per tirare fuori il meglio da quel servizio fotografico è quello.

Quindi non è solo il tempo come concetto ma anche il tempo a livello atmosferico…

Sì, ci sono un sacco di variabili che ti possono aiutare o mettere i bastoni fra le ruote.

Il budget di spesa è una voce che incide molto nella scelta di creare un bel servizio fotografico? Quanto i tuoi sposi sono interessati al budget? Può fare la differenza?

Quando parlo di budget o di preventivo, mi piace spiegare al cliente dove vanno quei soldi. Non basta dire che faccio tot foto per la cifra X; è interessante far capire perché spendono quella cifra.
Con quella somma assumono una persona competente, una figura professionale che sa gestire i tempi, le varie problematiche che possono presentarsi e consegnare un lavoro ottimale nei tempi stabiliti.
Il budget è importante perché l’esperienza, l’attrezzatura che usiamo, il modo in cui consegniamo il lavoro, sono cose che vanno a incidere: avere l’eccellenza dall’inizio alla fine ha un prezzo.Giuseppe Giovannelli Fotografo
Come ti viene consegnato il materiale, il software che uso per dialogare col cliente, per fargli vedere le foto… sono tutte cose che vanno a incidere perché sono una spesa per me, però è una spesa che il cliente dopo apprezza.
Come si lavora, l’attrezzatura con cui si lavora, la professionalità con cui si lavora e come si consegna il materiale alla fine fa la differenza.
Consegnare il filmino del matrimonio in una custodia trasparente o consegnarlo in una wedding box decorata con la chiavetta e il cd stampato, sono particolari che fanno la differenza.

Qual è secondo te il tuo punto di forza in questo lavoro?

Ciò che mi viene sempre riconosciuto è l’empatia che riesco ad avere subito con i clienti. Il giorno del matrimonio c’è molta tensione, è molto particolare e stressante, anche l’arrivo in chiesa, la preparazione in casa sono momenti molto tesi.
Quando siamo insieme agli sposi e facciamo le foto, però, si crea un feeling positivo e una battuta tira l’altra, una risata tira l’altra e si crea un bel clima e si lavora tutti meglio.

Il momento del tuo lavoro in chiesa è abbastanza delicato, nel senso che il fotografo deve essere quella presenza costante che si avvicina molto agli sposi, all’altare, ai testimoni e quindi deve riprendere dei momenti cruciali di una giornata in cui a volte sembra che possa distrarre l’attenzione. Qual è secondo te la caratteristica che si deve avere, l’accortezza in più che non deve mancare?

Come hai detto, il momento della cerimonia è molto importante e anche molto difficile a volte, perché oltre alle problematiche logistiche esistono anche compromessi che si devono fare con la luce ambientale di una chiesa.
Ci sono chiese luminose e meno luminose, siamo attrezzati con dei faretti ad hoc per illuminare le chiese più buie, però a volte i sacerdoti non ti autorizzano per problemi elettrici.
In questi casi, tornando al discorso del budget, un’attrezzatura adeguata ti permette di affrontare una location come una chiesa buia e tirare fuori delle belle foto.
Tecnica, conoscenza e attrezzatura vanno di pari passo.
In più ci sono i momenti cruciali come lo scambio delle fedi o gli sposi che si danno la mano o si scambiano uno sguardo importante… in questi casi dobbiamo essere presenti ma non invadenti; l’attrezzatura ci viene incontro con degli obiettivi fatti apposta per catturare momenti importanti da lunga distanza.

Lavori da solo o ti avvali di collaboratori?

Lavoro da solo. Una cosa che viene sempre richiesta dai clienti è la mia presenza al matrimonio, perché mi dicono che a volteGiuseppe Giovannelli Foto Matrimoni in studi di più persone, il cliente parla con una persona, si crea un bel rapporto e il giorno del matrimonio ne arriva un’ altra. In questi casi è come ripartire da zero.
Il giorno del matrimonio quindi ci sono sempre io da solo, salvo in casi eccezionali, come un altissimo numero di invitati, uno spostamento importante tra casa della sposa, chiesa ecc.… In questi casi mi avvalgo di un assistente validissimo che comunque è con me, non è solo.

Quanta personalizzazione c’è nel poter realizzare un bel servizio fotografico? Quanto il fotografo mette di sé stesso, al di là dei soggetti che sono la materia prima?

Secondo me mette tanto, perché è quello che fa la differenza. È così che si distingue un fotografo da un altro. A prescindere dal tipo di inquadrature, di post produzione sulle foto, dal tipo di impaginazione dell’album, viene tutto dal tuo modo di dire: “io lavoro così“.
L’impronta è quella, parte dall’inquadratura, dai posti che scegli per fotografare, dal tuo modo di lavorare in post e a come le consegni. Lì è tutta creatività: gli sposi sono a tua disposizione, sta a te dirgli dove mettersi e come, come giocare con la luce.
Io lavoro, salvo eccezioni, con luce naturale, perché l’impronta che voglio dare alle foto deve renderle romantiche e molto naturali, autentiche.
Se guardi uno scatto originale e uno post prodotto al computer per la stampa, sono molto simili.

Parlavi di posti da scegliere per realizzare le foto e di tempistiche abbastanza strette: molto spesso capita a i matrimoni di raggiungere la location dove avviene il ricevimento e di attendere per molto tempo gli sposi perché sono andati a fare le foto. Questi tempi d’attesa lunghi secondo te da cosa dipendono? A te succede così? Si può ovviare?

Fortunatamente a me non capita, è tutta questione di come gestiamo il tempo.
Una delle cose che incide è il momento in cui gli sposi escono dalla chiesa; mi è capitato di vedere matrimoni con tanti parenti che vivono fuori città e vorrebbero tutti spendere una parola, un ringraziamento, un abbraccio alla sposa però il sole, specialmente nel pomeriggio, non aspetta e rischiamo oltre che di arrivare in ritardo e quindi far attendere gli invitati, di perdere i momenti chiave della giornata per scattare con una luce bellissima.Ad esempio, io mi accordo con gli sposi in modo che, all’uscita dalla chiesa, abbiano un quarto d’ora a disposizione per salutare amici e parenti, dopodiché vado a chiamarli e andiamo. Quando andiamo nella location scelta per fare le foto, non stiamo mai via più di 40 – 50 minuti, se siamo fortunati anche meno.

Anche gli ospiti amano farsi fotografare o invece qualcuno si defila? Com’è adesso la tendenza, visto che con la moda dei selfie siamo diventati un po’ tutti fotografi di noi stessi?

Ci sono entrambe le categorie: gli invitati super selfie molto predisposti alle foto, e i più timidi che non gradiscono le foto. Allora con un paio di passi indietro cambio obiettivo e li fotografo in totale naturalezza, senza che se ne accorgano. Questo viene apprezzato: gli sposi mi dicono che queste persone ringraziano per la serie di ritratti di cui non sapevano nulla.

Il passaparola è vincente nel tuo lavoro? I social network aiutano in questo senso?
Segui e aggiorni i tuoi profili?

Il passaparola è l’arma vincente, non c’è niente come una coppia che parla bene di te ad amici che devono sposarsi. Con me funziona tantissimo. Questo poi si rispecchia nei social network che sono il fulcro del passaparola; sono megafoni che parlano a milioni di persone.

Secondo te c’è molta improvvisazione nella tua professione? I tuoi concorrenti sono altrettanto professionali o invece c’è gente che inizia a fare questo mestiere un po’ per gioco ma non ha basi solide?

Anche in questo caso, ci sono entrambi gli aspetti: ci sono persone che hanno delle solide basi o che comunque hanno quel qualcosa in più rispetto all’amatoriale classico. Secondo me, dopo un po’ d’esperienza, se sentono di poter approcciare una fase successiva, da amatoriale a professionale, fanno bene.
Poi ci sono quelli che prendono lavori da professionisti ma non sono all’altezza, magari perché ancora non hanno ancora la pratica necessaria o non hanno studiato abbastanza. Purtroppo si improvvisano e questo va a scapito del cliente.
È il cliente a scegliere il fotografo e l’unica raccomandazione è quella di scegliere una persona che abbia esperienza nei matrimoni, perché è un ramo che presenta difficoltà che altre tipologie di foto non hanno: hai a che fare con tempistiche, imprevisti, persone e devi essere in grado di fronteggiare tutto.

Al di là dei matrimoni chi sono le persone che ancora richiedono un servizio fotografico per una ricorrenza? Esiste ancora fare per un 18imo o 50imo o è esclusivamente proprio per comunioni, matrimoni o cresime?

Tanto mercato al di là dei matrimoni, lo hanno i ritratti riguardanti i settori maternità e neonati. È un campo che sta prendendo molto piede, si vedono dei bei lavori ed è una cosa molto bella.
È cambiato lo stile: prima le foto erano un po’ statiche, da alcuni anni a questa parte sono foto un po’ più artistiche, più dinamiche e questa cosa sta attirando anche fotografi che prima snobbavano questo tipo di fotografia.

Cos’è che ti distingue da altri tuoi colleghi per non dire concorrenti? Perché si sceglie Giuseppe Giovannelli?

Trasparenza e chiarezza innanzitutto. Quello che cerchi e quello che offro, tutto nero su bianco e massima qualità per quanto mi riguarda. Do il massimo per quanto riguarda le conoscenze, l’attrezzatura, l’esperienza e l’empatia.
Sono una persona aperta e disponibile e allo stesso tempo vigile e professionale.

Foto Matrimonio

Le foto matrimonio di Collephoto. La passione dei singoli, la forza del gruppo.

Le foto del matrimonio rappresentano probabilmente il ricordo materiale più duraturo dell’evento. Per tutta la vita saranno lì in un cassetto, in attesa di un amico, di un parente, di un attimo di nostalgia che ti spingerà a riguardarle.
Devono essere degne del tuo ricordo, resistere al tempo, restituirti intatte le emozioni di quel giorno.
Per questo è importante, fondamentale, rivolgersi a un professionista che sappia immortalare i momenti significativi, gli sguardi, i sorrisi, la tenerezza del tuo giorno speciale.
A questo lavora lo studio Collephoto guidato da Alessandro Colle. Non a semplici immagini, ma a frammenti di memoria e di emozioni.
I video che compongono l’intervista integrale sono pubblicati sul nostro canale YouTube.

Logo Collephoto

Gli inizi di una passione

Da quanto tempo fai questo lavoro? Ci parli un po’ dei tuoi inizi?

 

La Collephoto è nata ormai 7 anni fa, i primi tempi la svolgevo insieme a un altro lavoro: mi occupavo di marketing per una compagnia telefonica. Nel tempo l’attività fotografica è diventata predominante sull’altra, ho lasciato il mio lavoro in ufficio e mi sono dedicato a fare solo fotografie.

 

Da sempre ami la fotografia di matrimonio e per questo hai ricevuto numerosi premi: da dove nasce questa tua passione?

I primi anni dell’università mi sono pagato gli studi e qualche piccolo vizio portando la borsa a un fotografo più anziano, quindi svolgevo un piccolo lavoro; di qui è nata la passione di seguire la fotografia di matrimonio. Nel tempo ho scoperto che è un genere proprio di fotografia, infatti noi praticamente facciamo quasi solo quello e qualcosa di paesaggio, perché la fotografia di matrimonio unisce sia tecniche da reportage sia tecniche di moda, quindi è molto più complessa di quanto possa sembrare inizialmente.

 

Foto matrimonio per ogni esigenza, per ogni emozione

Chi sono i tuoi clienti?

Il mio target di clienti è abbastanza variabile: si ha la possibilità di avere clienti che vanno dalle principesse arabe sul Alessandro Colle fotografolago di Como a clienti che fanno un lavoro assolutamente normale nella nostra zona. Noi, come un po’ qualunque attività di questo genere, vendiamo delle date. Significa avere un certo slot di possibilità all’interno delle quali cerchiamo di occupare il meglio possibile.

 

Avendo una clientela così variegata quali sono le esigenze di questi clienti e se una tipologia di cliente ha un’esigenza preponderante rispetto ad altre?

A seconda dell’etnia hai diversi tipi di cliente: quest’anno abbiamo avuto la fortuna di fotografare matrimoni cinesi, arabi e ovviamente ogni tipo di persona ha delle usanze culturali molto diverse. Per esempio, nell’approcciarsi a una clientela giapponese, come ci è capitato quest’anno, bisogna evitare di fotografare dei sorrisi troppo appariscenti, perché il far vedere i denti non fa parte della loro cultura, quindi ogni tipo di cliente ha la sua esigenza.
Collephoto realizza prodotti unici, vestiti su misura. Quindi si parte sempre dal conoscere il cliente, avere un incontro anche lungo col cliente in cui ci racconta chi è e poi noi creiamo il vestito su misura, che poi può essere quello della ragazza della porta accanto come della ragazza che viene dall’altra parte del mondo, però si ritaglia sempre un vestito sulle sue esigenze, sempre e comunque.

 

Parlando di matrimoni oltreconfine come ci stai descrivendo, eventualmente ci sono anche più incontri per mettersi d’accordo…

 

Collephoto ha due persone che parlano un buon inglese e stiamo continuamente studiando inglese per migliorarci. Il problema con il cliente straniero è che molto spesso lo incontri il giorno del matrimonio o al massimo il giorno prima. È molto difficile avere più incontri. Se si ha la fortuna di farli li facciamo, sennò nel momento in cui li incontri devi, nel momento che si preparano, nel momento che, soprattutto la sposa, si sta vestendo, devi cercare di rubare, capire quelle che sono le sue peculiarità, le sue esigenze.
Chi ci sceglie normalmente cerca un lavoro che non sia propriamente posato ma, soprattutto nel cliente straniero, che interagisca con la festa, che rubi gli attimi, infatti io gli sposi nel periodo dopo la cerimonia generalmente li tengo al massimo 20-30 minuti.

 

Uno stile unico per rivivere un evento unico: il matrimonio

Quali sono le difficoltà in generale che incontri nel realizzare un servizio fotografico?

Il parcheggio (risate).
Sembra una banalità, però quando ti approcci a un matrimonio, l’aspetto logistico è spesso fondamentale.
Io ricordo sempre un matrimonio fatto con Damiano, bellissimo, in centro a Firenze a Palazzo Pitti, una location Set fotografico Collephotobellissima dove si fanno pochissimi matrimoni. La wedding planner degli sposi aveva sbagliato il numero di targa dei pass delle auto. Quella coppia aveva richiesto un servizio particolare che richiedeva che portassimo anche dell’attrezzatura nella location, per cui eravamo fortemente in difficoltà, perché abbiamo dovuto lasciare la macchina molto lontana e avvicinarci.
Quindi secondo me fare un briefing, un piano iniziale, un planning chiaro per tutti anche su piccole cose, come può essere il parcheggio, è una cosa che ti semplifica estremamente la vita. Io il giorno del matrimonio voglio solo pensare a scattare, solo concentrarmi sulla festa, tant’è che spesso quando abbiamo matrimoni molto lontani, vado con una persona che guida per me. Io tengo la mia mente focalizzata su quello che è il mio lavoro.

 

Il budget di spesa è una voce che riguarda vari aspetti di un matrimonio e comunque di un evento: per creare un bel servizio fotografico si deve spendere molto? Gli sposi arrivano da te focalizzando l’attenzione molto al budget o pensano invece a fare una cosa di qualità, tralasciando per un attimo la questione denaro?

 

Un buon servizio di matrimonio dipende da quante ore tu impegni il fotografo, puoi chiedere un servizio più corto o più lungo e questo già ti fa una differenza sostanziale di budget. Io ho sposi che hanno chiesto un servizio da 4 ore pagando una determinata cifra e non avranno documentato tutto il loro matrimonio, ma avranno una storia più corta o avranno meno fotografie. Quello che è importante capire è che si devono spendere bene questi soldi, ovvero quello su cui si deve concentrare il cliente è capire bene cosa ti dà il tuo fotografo perché molto spesso io ho letto preventivi di altri studi, anche non in zona, dove spesso si mescolano le mele con le pere.
Quando io vado a paragonare un prezzo con un altro, devo paragonare bene quello che mi danno, perché in Italia soprattutto bisogna capire se ti danno i file, se ti danno la possibilità di stamparteli, se ti mettono i file su un CD e te li guardi in televisione ma non te li stampi… quindi devi analizzare molto bene quello che è il tuo preventivo.
A tal proposito ho scritto un articolo interessante sul mio blog che si chiama: “Dieci domande da fare a un fotografo di matrimonio” che ti analizza proprio che cosa chiedere a un fotografo per avere un prodotto che sia buono per gli sposi.

Team Collephoto

Questo decalogo lo hai fatto anche perché gli sposi a volte sono indecisi, non sanno cosa effettivamente chiedere, non sono propriamente esperti della materia e quindi si affidano a volte a professionisti un po’ così?

Normalmente nella nostra cultura una persona si rivolge a un fotografo professionista se deve fare un book per la sua azienda (e oggi questa cosa sta sparendo) o se è incinta e vuol documentare la sua pancia o se si sposa. Normalmente sono i tre momenti in cui un adulto va dal fotografo, un po’ diverso per i bambini ma non molto: cominciano ora a fare un po’, prima c’era la pelle dell’orso e il bimbo sopra nudo.
Nella nostra cultura andiamo a comprare fondamentalmente una cosa che non conosciamo quindi secondo me, come in tutte le cose, è importante avere un acquisto informato, cioè tu scegli ma devi avere gli elementi per scegliere.
Io quello che trovo spesso nei miei sposi è che sono molto spaesati, sono molto disorientati perché ricevono preventivi che a volte, se non hai l’occhio di uno che è nel settore e il tempo per analizzarli, non riesci a capire perché un fotografo ti costa una cifra e un altro il doppio, mentre in realtà poi i prezzi sono abbastanza livellati sul mercato della fotografia.

 

Qual è secondo te il tuo punto di forza in questo lavoro?

 

Io credo che il nostro punto di forza non sia tanto nelle fotografie quanto nella qualità del servizio che diamo, perché l’amore che mette la Collephoto nel gestire ogni singolo file in questo studio è un plus che è difficilmente replicabile. Ci sono persone che sono dedicate solo all’archiviazione, ci sono persone che si occupano solo di foto-ritocco e ognuno si specializza in quello che sono i punti forti.

 

Collephoto, un team appassionato per documentare il tuo giorno

Io ti faccio le domande dando la priorità a te ma giustamente tu rispondi al plurale parlando del Collephoto team. Ci presenti questo team di collaboratori?

Vi presento quelli che con noi lavorano come capi squadra, cioè sono le persone che hanno la responsabilità di un servizio.
Sono:

 

Visto che il team Collephoto è al completo, vediamo di conoscere un po’ meglio i tuoi soci, vorrei chiedere a ognuno di loro di cosa si occupa e com’è lavorare con Alessandro Colle.

 

Massimo: io mi occupo di fotografia, sono responsabile della seconda squadra, sono capo squadra e lavorare con Alessandro è un piacere, anche perché, anche se sono più anziano di lui, ho molto da imparare da lui.
Damiano: sono responsabile della terza squadra foto e sono responsabile del settore video. È veramente un piacere lavorare con Alessandro anche perché apre a tantissime esperienze che difficilmente avrei potuto fare altrimenti se non avessi conosciuto mai Alessandro e soprattutto anche in questo team che si è creato nel corso del tempo alla Collephoto è veramente un piacere, perché si respira aria di famiglia, di casa e quindi è molto bello anche per questo.
Serena: Mi occupo un po’ della gestione del matrimonio cioè dei file. Finito il matrimonio, c’è da ordinare tutto l’archivio, diviso per categoria, selezionato e poi post prodotto.
Le fotografie post prodotte poi vengono impaginate, poi viene creata proprio una storia, il loro album. Sono anche titolare della Beautiful kids, fotografie per i bambini e donne in attesa.
Lavorare con Alessandro è forte, abbiamo scuole di fotografie un po’ diverse, però il fatto è proprio questo, cioè che ci compensiamo. Idee diverse che, quando non ci ammazziamo, vanno avanti.

 

Ci spiegate la differenza tra prima squadra, seconda squadra, terza squadra per chi non è avvezzo a questi termini?

Prima squadra significa che ogni servizio Collephoto è gestito intanto da due fotografi, sempre e comunque, perché una problematica forte nel matrimonio è il backup. Il primo backup è quello umano: se io mi rompo una gamba durante il servizio ci deve essere un secondo fotografo che lo porta in fondo, quindi ci sono sempre due operatori.
Step 2: perché ci sono tre squadre? La Collephoto prende massimo 3 matrimoni al giorno, non ne prenderà di più. Benché abbiamo molte più richieste ci siamo autolimitati a 3 professionisti che siano in grado di coprire un servizio fotografico, in modo che garantiamo sempre il massimo della qualità dei nostri standard e ci possiamo permettere di seguire più coppie contemporaneamente.
Quindi, prima squadra sono io con un mio assistente;
squadra 2, Massimo con un suo assistente;
squadra 3, Damiano con un suo assistente o anche Serena che quest’anno ha deciso di seguire più la parte di post produzione.

 

Un giorno unico, da declinare al futuro con delle foto uniche

Gli ospiti amano farsi fotografare o invece qualcuno si defila? Secondo te la mania dei selfie ha permesso anche ad altri adesso di non scappare di fronte all’obiettivo?

 

La mania dei selfie mi ha permesso di vincere un premio prestigioso quest’anno: hai visto la foto del selfie del prete che è finita tra le 80 più belle foto al mondo di matrimonio di quest’anno? È stata ripresa anche da Panorama su un suo articolo, è una foto bellissima: il prete che si fa il selfie.
Secondo me il matrimonio è un racconto, nel racconto oggi racconti anche che le persone si fanno i selfie. Se guardo l’album di nozze dei miei genitori, che è molto statico, con tutte le persone vestite, praticamente è un racconto di chi c’era, era proprio l’album delle figurine Panini. Vedi proprio una dimensione antropologica e vedi com’è cambiata Selfiela società.
Il mio lavoro è anche raccontare questo, si può fare un lavoro pensando di scolpire un pezzo di roccia perché si sta facendo lo scalpellino, si può pensare che quel pezzo di roccia sarà uno dei pezzi che costituirà Notre Dame come lo intendiamo noi.
A me piace pensare che il mio lavoro durerà oltre me, oltre la mia vita e sarà comunque qualcosa che racconterà ai figli, ai pronipoti di queste persone come i loro nonni, i loro antenati, vivevano in quell’epoca per cui andava il selfie. Si va a raccontare anche quello, perché fra 20 anni il ragazzo hipster di oggi farà ridere e suo figlio, quando lo vedrà dirà: “com’era vestito mio babbo?“.
È una dimensione di come ci si trasforma negli anni e quindi va raccontata.
Agli ospiti vanno un po’ rubate le foto, personalmente non ho mai avuto persone che mi hanno chiesto di non fotografarle, ho avuto persone che erano abbastanza importanti e quindi, per ragioni di privacy, non sono state messe su Facebook, però quest’anno avremo un matrimonio molto bello in cui partecipano molti calciatori di una nota squadra di serie A e lì ci sono delle restrizioni contrattuali sulla privacy. Quelle foto rimangono agli sposi perché li hanno invitati, sono loro amici e hanno piacere di averli.

 

Parlavi di Facebook: aggiorni il tuo profilo? Sei uno che sta attento ai social network? Ti arrivano proposte di lavoro tramite i social network oppure il passaparola è quello ancora forse vincente per farsi conoscere?

 

Aggiorniamo molto la nostra pagina Facebook, viene aggiornata quasi quotidianamente come gli altri social network. Proposte dirette di lavoro no, ma non è mai esistito che una persona che abbia aperto quella porta e sia venuta a chiedere un preventivo non sapesse vita, morte e miracoli di me e delle fotografie che ho fatto.
Ti dicono “sei quello che ha fatto la foto al matrimonio di…” e tu dici “come mai lo sai? Ah sì, perché l’hai vista su Facebook“… quindi sì, serve a farsi conoscere.
Personalmente non ho mai avuto un cliente che mi ha chiesto un preventivo su Facebook, però chissà…

 

Foto matrimonio, ma non solo

Al di là dei matrimoni, ti sei cimentato anche in campo pubblicitario: che tipo di esperienza è?

La mia esperienza pubblicitaria è sempre nata “per caso”, nel senso che io sono nato come fotografo di paesaggio e casualmente qualcuno mi ha detto che questi paesaggi potevano servire a qualche cosa. Per esempio è successo che… sia stato comprato dalla Gazzetta dello Sport e abbiano fatto la guida di Londra. Altre foto sono state pubblicate da Neutrogena, Decathlon e Herbalife.
Sono sempre progetti che nella mia vita sono nati più per giocare con la macchina fotografica, che è una cosa che mi piace, che per fare qualcosa di mirato, poi fortunatamente ho un bravissimo agente che venderebbe foto in tutto il mondo.

 

Quali sono le differenze nel realizzare un servizio pubblicitario? La tua capacità è sempre la solita? La difficoltà è sempre la solita?

È molto più semplice fare un servizio pubblicitario. Per esempio, ieri ne abbiamo fatto uno per una casa di abiti da sposa ed è molto più semplice: intanto perché hai meno il problema del tempo, le persone che lavorano con te sono tutti professionisti di alto livello, quindi sei in un ambiente molto più semplice.
Nel matrimonio sei molto più allo sbaraglio, sei molto più legato a quello che succede, ti trascina di più, mentre di qua sei tu che guidi, di là sei trascinato.

 

Foto matrimonio per eventi da sogno

Accanto a noi c’è una fotografia, che ha come protagonista una bambina, figlia di una tua cliente per la quale hai realizzato un servizio fotografico pazzesco. Stiamo parlando di Sara Mecchi e suo marito Michael che sono diventati famosi anche su Sky perché sono stati ripresi dalla trasmissione “Quattro matrimoni in Italia” e tu hai realizzato il servizio fotografico: che tipo di esperienza è stata?

 

Intanto sono andati anche oltre confine, perché recentemente mi hanno chiesto alcuni blog stranieri di condividere il matrimonio di Sara e Michael, sicché sono molto orgoglioso di averlo fatto e di esserci.
Il loro è stato un matrimonio sensazionale, soprattutto c’era David (Morelli ndr) che è un bravissimo wedding planner, che ha coordinato in maniera meravigliosa.

 

Ricordiamo che il matrimonio è stato fatto a Villa Bernardini…

Una cosa che forse non tutti sanno: quel matrimonio l’ho fatto col cronometro in mano perché la mattina avevo l’aereo alle 5. Alle 11 iniziavo a scattare a un altro matrimonio a Londra, quindi è stato abbastanza impegnativo per me.
È stato un matrimonio bellissimo e secondo me raffigura molto bene quello che può essere il nostro stile di fotografia. La coppia è rimasta con i suoi amici all’interno della villa, li abbiamo spostati proprio pochi minuti per fargli due foto, ma loro si sono goduti la festa. Se tu guardi quel matrimonio, è il racconto dell’amore di queste persone e dei loro amici.
Avevano davvero un affetto incredibile intorno, le persone che avevano intorno Sara e Michael erano meravigliose, volevano loro un bene dell’anima e infatti questo traspare.

 

L’unicità e la passione di Collephoto proteggono e trasmettono i tuoi ricordi

Cos’è che ti distingue da altri tuoi colleghi per non dire concorrenti? Perché si sceglie Alessandro Colle?

 

Intanto non credo che un fotografo abbia concorrenti, credo che il lavoro di ognuno di noi, delle persone che scelgono questo lavoro, sia quello di creare un proprio stile. Se la fotografia di una persona ti piace scegli quella. A me è capitato di dire a delle coppie che mi hanno detto che hanno visto la fotografia di Tizio o Caio e mi piace, ho detto: “Chiamalo. Se ti piace, probabilmente quello è il tuo fotografo”.
Io credo che noi fotografi siamo tutti prodotti abbastanza unici, con delle caratteristiche che ci rendono diversi. Il problema è che, finché ci concepiamo come concorrenti, facciamo un gioco sbagliato nei nostri confronti.
I fotografi devono imparare a capire che devono fare squadra, perché dall’unione nascono le soluzioni ai grandi problemi. Il punto non è se scegliere me o un altro bravo fotografo della zona, il problema è se scelgono un ragazzo che non gli dà degli standard di sicurezza; se prendono una persona che non è un professionista, non si approccia in maniera professionale.
Mi è capitato che una sposa arrivasse qua piangendo: il fotografo del suo matrimonio, che era un “abusivo”, ha fatto le fotografie ma ha perso le schede. Stiamo parlando di una persona che non ha le foto del suo matrimonio.
Io sono contento se scelgono un altro collega, l’importante è che i clienti capiscano che chi fa questo lavoro non è l’amico che si è comprato la macchinetta buona.
Veramente, se voi pensate che con le foto spendete quasi 4.000,00 euro di backup tutti gli anni, non sono pochi, sono tanti soldi. È una delle cose più costose di questo studio, la sicurezza dei tuoi dati; però se una sposa viene da me anche dopo 5 anni, come mi è capitato, e mi dice “guarda io ho bisogno delle foto del mio matrimonio, scusami non sono mai venuta a prenderle“, io apro l’hard disk e gliele do. Questo è il valore del fotografo.
Io non vendo fotografie, io proteggo i tuoi ricordi. È un concetto totalmente diverso.
Pirotecnica Benassi Fuochi

Magia di luci e di fuochi. Intervista a Cecilia Pistolesi

Fuochi artificiali d’autore

Cecilia Pistolesi, titolare di Magia di Luci e collaboratrice della Pirotecnica Benassi, da anni arricchisce di incredibili emozioni gli eventi a cui la chiamano a contribuire.
Durante questa chiacchierata scopriremo qualcosa di più su lei e il suo lavoro.

I video che compongono l’intervista integrale sono pubblicati sul nostro canale YouTube.

Loghi Pirotecnica Benassi e Magia di Luci

Fuochi artificiali tra Storia e Magia

Sei titolare di Magia di Luci e dal 2006 collabori con la La Pirotecnica Benassi, un’azienda storica dell’Appennino Bolognese fondata nel 1865.
Ci parli un po’ del tuo percorso e di questa storica famiglia Benassi?

Lavoravo già nel settore dei fuochi quando, nell’estate 2003, conobbi la famiglia Benassi a Fuochi artificiali Magia di LuciPortoferraio. L’ho conosciuta durante uno spettacolo piro musicale cui assistevo per la prima volta.
Sono rimasta affascinata da questi fuochi che andavano a ritmo di musica e, una volta sganciatami dalla persona con cui lavoravo prima, il passo è stato breve. Mi piaceva l’idea di lavorare in una fabbrica così.

Quanti personaggi della famiglia hai conosciuto nel tempo?

Ho conosciuto il papà di Giotto, Vittorio che è venuto a mancare nel 2011, compiuti però 90 anni. Lui trasmetteva la passione.

Che tipo di azienda è?

È una delle poche aziende artigianali rimaste, specialmente da Roma al nord. Sono rimasti in pochi a continuare a fabbricare e l’emozione è tanta.

Che valore ha per te lavorare in questo settore a contatto con un’azienda familiare storica? Che tipo di sensazione riesce a trasmettere?

Ti rendi conto di far quasi parte della famiglia, diciamo che mi hanno dato l’opportunità di far parte Villa Bernardini Fuochi d'artificiodella famiglia.

Cecilia Pistolesi, maestra di luci e fuochi artificiali

Quanto tempo è necessario per programmare uno spettacolo pirotecnico classico?

Tutto dipende dal budget a disposizione, si può passare da qualche ora per un piccolo spettacolino da 1500-2000 euro, come ci possono volere tre giorni quando si comincia a parlare di spettacoli che toccano altre cifre.

E per quelli a base musicale, cui accennavi anche prima, che forse sono più affascinanti?

Gli spettacoli piro musicali generalmente hanno una durata di minimo 20 minuti. Venti minuti racchiudono 4-5 brani se non addirittura 6, quindi la lavorazione comincia a essere un po’ lunghina.

Come avviene la preparazione di uno spettacolo del genere? Le musiche le scegliete insieme al cliente e vi potete adattare a qualsiasi genere musicale o c’è qualcosa che prediligete perché riesce meglio?

Lo spettacolo è nato predisposto per la musica classica, però con l’andare del tempo, l’abbiamo adattato anche per la musica leggera o da discoteca. Ci sono poi musiche più adatte e altre meno. Si cerca di accontentare il cliente quanto di dissuaderlo se proprio non è il caso, capita anche questo.

Come avvengono le prove?

Tramite le centraline dell’impianto elettrico dei fuochi sul piro musicale, una volta che è inserita la Fuochi d'artificio a Villa Bernardinimusica prescelta, proviamo ad abbinare gli effetti. Ascoltando la musica, il computer ti fa vedere un grafico simile a quello dell’elettrocardiogramma. Ti mostra i picchi quando parte l’effetto e allora cerchi di capire se va bene o se devi dargli un attimo di anticipo o un po’ di ritardo.

Spettacoli pirotecnici tra arte e maestria

È un lavoro di precisione, è come se tu cucissi un vestito in un certo senso, no?

Esatto, un vestito su misura.

Questi spettacoli che voi realizzate per eventi sono creati in spazi grandi o non necessariamente c’è bisogno di una certa ampiezza?

Ci sono varie tipologie di spettacolo, Villa Bernardini ne è un esempio, perché alla fine lo spettacolo che facciamo nel giardino e che si vede dai filmati, è molto bello ma le distanze molto ridotte. Rientra nella categoria fuochi a terra, che possono raggiungere solo un certo tipo di calibro la cui pericolosità è molto inferiore rispetto a tipologie di fuochi che si possono fare nel parcheggio.

Realizzate eventi sia all’interno di spazi urbani che per scenografie sull’acqua o legate a particolari strutture architettoniche: quali sono le problematiche ed eventuali rischi?

Per quanto riguarda le strutture architettoniche, c’è sicuramente un maggiore impegno fisico per raggiungere la struttura, che sia un campanile o il tetto di una villa come spesso è capitato a Como a Villa Olmo. C’è una certa difficoltà a raggiungere il sito dove collocare gli artifici e l’altra difficoltà è cercare di lavorare in modo da salvaguardarne quello che hai intorno.

Quindi è una preparazione lunga in termini di tempo?

Più di un giorno di solito no, forse due se si comincia a parlare di spettacoli di un certo livello Fuochi Pirotecnica Benassieconomico. A Villa Olmo forse un giorno non basta più.

Fuochi artificiali e matrimoni

Parliamo del settore Wedding: quanti matrimoni curi in un anno?

Tra Magia di Luci e Pirotecnica Benassi si passa i 60-70. Direi che è un bel risultato.

Quali esigenze hanno le vostre coppie di sposi? Che tipo di spettacoli richiedono?

Negli ultimi 2 o 3 anni ce ne sono tanti che prediligono le coreografie di fontane, fare delle scenografie piuttosto che i classici fuochi d’artificio che fanno il botto con l’apertura aerea. Molte coppie anziché il ristorante scelgono come location delle ville storiche come questa e quindi i fuochi tipo a Santa Croce non si possono fare.
Queste fontane sono una nostra produzione, non c’è niente di cinese e questa è un’altra soddisfazione. Spesso si riesce a personalizzare molto sia con i colori che con le scenografie; avere un’azienda che produce può crearti uno spettacolo su misura.

Quali sono i punti di forza di Pirotecnica Benassi con la tua esperienza e attività di Magia di luci?

Punto di forza molto importante è riuscire ad accontentare sempre tutti in quanto, se non c’è, lo facciamo.

Quindi una grande disponibilità e direi una professionalità in quello che fate…

Sì, professionalità e sicurezza sul lavoro, questa è un’altra cosa che spesso andando fuori a lavorare, se non hai un biglietto da visita che rispetta determinate caratteristiche le porte non si aprono.

Quali sono le tendenze 2016?

Come colori, specialmente nel musicale, i colori vivaci e “multicolor” non sono molto graditi, piuttosto si va al bianco, all’oro, alla pioggia dorata rifinita con un verde o il rosa.
Se hanno dei colori da rispettare sul bouquet, chiedono di chiudere lo spettacolo con i colori del bouquet.

Ti ricordi di una richiesta “insolita”?

Lavorando spesso sul lago di Como, con sposi per lo più stranieri, sì. È capitato di dover costruire una scritta in russo, comprendeva il nome dei due sposi con la scritta “ti amerò per sempre” che, oltretutto, doveva arrivare a un punto preciso richiesto da loro, nel mezzo del lago, con la barca che spingeva la chiatta con sopra tutta la scritta.

Quanto tempo ha impiegato questa preparazione?

La preparazione della scritta così, soltanto la scritta, tra il montaggio prima e dopo ci vuole una giornata.

e poi sull’acqua…

Giusto, perché l’azienda con la quale collaboriamo quando siamo lassù, quella che ci noleggia la chiatta, è molto vicina a Villa d’Este e riusciamo a contenere il costo della chiatta. Quando si va più lontani aumenta anche il costo del noleggio, perché il lago di Como è lungo e i rimorchiatori non vanno come l’aliscafo (ride).

Quanto i social network ti aiutano nel tuo lavoro? Aggiorni il tuo profilo?

Come social mi avvalgo solo di Facebook per ora, e devo dire che alla fine la trovo una cosa positiva che cerco di tenere aggiornata, per lo più pubblicando dei filmati o delle foto degli eventi che facciamo. La ritengo una cosa abbastanza positiva per questo lavoro.

Composizioni floreali Lucca

Intervista a Cristina Coltelli di Fiori Fiori

Le composizioni floreali rappresentano uno degli elementi più importanti per dare colore, atmosfera e un’impronta molto personale al tuo matrimonio.

Non temiamo di esagerare affermando che, in un certo modo, i fiori definiscono la cerimonia nuziale. Non sono solamente mera cornice: i colori, la quantità, la disposizione, le composizioni e le varietà di fiori scelti, sono la firma, il marchio indelebile della personalità degli sposi.

È dunque indispensabile che a occuparsi delle composizioni floreali sia un professionista serio e sensibile, pronto a comprendere le esigenze dei clienti e a realizzarle con successo.

Cristina Coltelli di Fiori Fiori è quel tipo di professionista. L’abbiamo intervistata per voi.

I video che compongono l’intervista integrale sono pubblicati sul nostro canale YouTube.

Fiori Fiori Logo

 

Composizioni floreali per Matrimoni ed eventi

Chi e cosa è Fiori Fiori?

Fiori Fiori è un progetto molto giovane che si è sviluppato nella vendita al dettaglio di fiori recisi e piante Fiori Fiori Sedeornamentali. Ha tre sedi: una a Lucca, una a Borgo a Buggiano e una nella provincia di Pistoia. L’obiettivo è offrire una vasta gamma di fiori e piante a prezzi accessibili.
Si è poi sviluppato con il settore wedding ed eventi perché la possibilità di avere tre negozi sparsi in tutto il territorio, ci permette di coprire tutta la Toscana con livelli logistici molto alti, sempre mantenendo prezzi accessibili.

 

Da quanto tempo fai questo lavoro?

Da 4 anni. Il negozio di Lucca è il primo che ho allestito e ho portato alla crescita. Curo il settore matrimoni da circa un anno e mezzo.

 

Come viene fatta la scelta dello stile e dello sviluppo pratico dell’allestimento e dei servizi?

La prima esigenza è di ascoltare il cliente, capire cosa vuole e provare a consigliarlo. Spesso capitano clienti che hanno tante idee che sono in contrasto fra di loro, quindi è importante capire qual è lo stile di tutto l’evento. Allora si può guidare il cliente in un percorso che si sviluppa inizialmente con la scelta dei fiori, del colore, del tema e poi sulla scelta dell’accessorio che negli anni è sempre più importante nel settore dei matrimoni.
Prima c’era la classica composizione su spugna che si sviluppava in altezza e in lunghezza, ora il fiore è predominante, in piccole parti ma maggiori quantità, e l’accessorio tende a colmare gli spazi che il fiore lascia.

 

È più facile avere a che fare con una clientela che sa già quello che vuole o invece che ha le idee confuse e quindi più ricettiva verso tuoi suggerimenti?

In entrambe le opzioni c’è un 50% di facilità e un 50% di difficoltà: partiamo dalla coppia sicura di sé stessa.

Bisogna subito considerare se l’idea della coppia è fattibile a livello di stagionalità per quanto riguarda il fiore: i fiori si trovano tutti e sempre, ma hanno dei costi maggiori; per esempio l’ortensia a dicembre si trova, ma ha un costo maggiore che ad agosto.
A queste coppie è difficile far cambiare idea.
La coppia più insicura o che si fida molto del tuo giudizio, devi comprenderla, devi capirne le esigenze e i gusti. Io mi faccio aiutare da fotografie e provo a comporre un progetto risolutivo. Il 50% si appassiona, inizia un viaggio mentale in cui immagina il matrimonio e sogna. Così facendo però, le coppie ritornano con nuove idee e cambiano tutto il progetto (ride).
Le difficoltà, quindi, non mancano in entrambi i casi.

 

Quanto tempo è necessario per la programmazione di un evento?

Tre mesi sono il tempo giusto per incontrarsi più volte, per organizzare sopralluoghi, che sono sempre gratuiti, e incontrare tutti gli altri fornitori dell’evento per andare di pari passo e non intralciarsi a vicenda.
Però abbiamo organizzato eventi anche nel giro di una settimana.
Tre mesi prima permette a noi di lavorare con più serenità e agli sposi di essere più tranquilli, perché una volta fatto l’incontro con i fornitori, loro conoscono la dinamica dell’evento e sono liberi di godersi quel giorno serenamente.
Una settimana invece è un lasso di tempo che, alla fine, lascia frastornati perché le cose da fare sono davvero tante.

 

I fiori più belli per il matrimonio più splendido

Qual è la proposta di Fiori Fiori per il servizio Wedding?

È una proposta per tutte le esigenze, qualsiasi budget può realizzare un buon e bel matrimonio, senza problemi: si Fiori Fiori Bouquetscelgono gli accessori e i fiori adatti.
Fiori Fiori dà una garanzia anche riguardo la logistica, oltre che sulla scelta dei materiali e dei fiori: siamo strutturati in modo da andare su un evento, montare e smontare nel giro di poche ore e dare quindi sicurezza al cliente.
La consegna del bouquet, per esempio: la sposa non deve per forza venire a prenderlo da noi; abbiamo molte squadre e vari mezzi per poter consegnare tranquillamente il bouquet a casa.
Fiori Fiori permette agli sposi di non pensare a niente, di stare in completa tranquillità e di vivere quel giorno senza preoccupazioni.

 

La tempistica per fissare un matrimonio?

È sempre valida la tempistica di tre mesi.
Abbiamo organizzato matrimoni anche con preavvisi di un anno e mezzo, ma tre mesi sono sufficienti a darci la tranquillità necessaria.
Dopo si fa tutto, ma con una tempistica molto più veloce, non c’è possibilità di ripensamenti.

 

Spesso ci sono più matrimoni nello stesso giorno: come vi gestite in tal senso?

Piante di Fiori FioriNoi abbiamo due squadre, reggiamo due matrimoni completi in un giorno anche se sono in territori opposti della Toscana.
Abbiamo due squadre, due caposquadra che supervisionano e fanno sì che il progetto venga attuato nei minimi dettagli.
Abbiamo due camion con autista e tante ragazze che forniscono la manodopera necessaria anche a preparare e allestire sul posto, soprattutto in estate, quando il fiore non si può preparare tanto prima dell’evento.
Un incaricato rimane sul posto nell’eventualità di spostamenti o imprevisti.
Finito l’evento si smonta tutto, si ripulisce e si torna a casa. Tutto questo anche per due matrimoni in un giorno.

 

Criticità nel definire un allestimento del matrimonio?

Il fatto che non ci sia un giusto coinvolgimento da parte di tutti i fornitori.
Per noi è molto importante l’approccio non solo con le ville, ma anche con i catering. Il catering è fondamentale, perché quando andiamo a montare la parte dell’aperitivo e la parte dei tavoli, il catering deve avere già svolto una parte del lavoro.
Come dicevo prima, il fiore è predominante ma anche l’accessorio: si tratta di vasi di varie altezze, da 10 cm a 1 m, oggetti molto piccoli come alcuni porta candela, candelabri che vengono portati in scatole di legno, lanterne di varie misure…
Il camion è pieno di accessori e se c’è anche il catering a scaricare, si rischiano intralci e nervosismi tra fornitori. Dobbiamo essere silenziosi e invisibili, ma prima devo avere una parte che il catering abbia già montato, altrimenti rischio di sporcare o sciupare quello che ha fatto il catering.
La criticità è che non ci sia un buon lavoro di squadra, questa è la cosa più preoccupante.

 

Se è prevista pioggia e il matrimonio è all’aperto?

Se la struttura ospitante non prevede una copertura, noi studiamo sempre un piano B insieme agli sposi.

Composizioni floreali per ogni tipo di esigenza

Quali esigenze mostrano gli sposi che vi scelgono?

Gli sposi pensano in grande, l’esigenza è che sia una bella cosa che rispecchi loro e che sia in linea con l’altra esigenza, che è il budget.
Organizzare un evento unico, ma che corrisponda al loro portafoglio, questa è l’esigenza degli sposi.
Già a novembre noi consegniamo preventivi che saranno approvati magari a febbraio-marzo, quindi abbiamo dei mesi di stallo durante i quali è tutto bloccato, però l’esigenza degli sposi è di capire subito dove vanno a cascare. Solitamente scelgono prima la villa (un anno prima), poi il catering e dopo vestito e fiori.

 

Avete clienti stranieri?

Sì, arrivano da noi per lo più tramite wedding planner.Fiori Fiori Matrimoni

In questi anni, solo una coppia è venuta senza, per loro è indispensabile il wedding planner perché tengono molto agli allestimenti.

 

Che differenza c’è tra una coppia italiana e una straniera? Hanno esigenze diverse? Spendono diversamente?

Gli italiani hanno nell’ordine: esigenza, idea e poi rapporto con il prezzo.
Gli stranieri hanno l’idea e stop. Loro puntano molto su allestimenti, tavoli ricchi e tripudio di fiori.
Anche gli italiani ci pensano, ma poi rinunciano per via delle spese.

 

Le nostre composizioni floreali sono realizzate sul posto

Quali altri tipi di eventi richiedono maggiore impegno?

Tutto ciò che comporta uno spostamento, un allestimento o una lavorazione sul posto è per noi impegnativo: le cene di Natale, la festa d’estate in una villa privata, cene private…
Anche battesimi e comunioni, ma sta diventando raro trovare esigenze di questo tipo.

La lavorazione sul posto richiede molta più attenzione e concentrazione…

Sì, quando si lavora su vasi di vetro con il bouquet all’interno o mazzi all’interno del vaso di vetro, è necessario lavorare sul posto.
Noi muoviamo tutto con carrelli, è tutto imballato con carta e nei cartoni, ma la lavorazione in loco riduce i rischi, anche se aumenta le difficoltà.
Ciò che montiamo in negozio sono i fiori per le chiese, in quel caso sul posto finalizziamo solo i dettagli. Per le ville invece montiamo tutto sul posto.

 

C’è ancora attenzione all’addobbo delle chiese?

Sì, la chiesa viene addobbata. Spesso le spose ci chiedono di pensare alla chiesa e non al ristorante che fa per conto Fiori Fiori Eventisuo. Questo nel caso in cui ci sia il ristorante, nel caso della villa è diverso.
L’usanza di addobbare la chiesa c’è ancora, quindi, ma nei punti giusti.
Le spose mi dicono spesso che a loro non conviene riempire la chiesa per un’ora soltanto. Si dà quindi più importanza alle navate, al tappeto bianco, ai fiocchi, alle panche, all’esterno del portone, mentre la zona intorno all’altare è più sacrificata.

 

Ti ricordi di una richiesta “insolita”? Ce la racconti?

Una sposa ci contattò per avere il bouquet e la macchina. Non l’addobbo per la macchina, proprio la macchina. Essendo fiorai non è stato possibile fornirla (ride).

Aldilà della battuta, questa è una cosa molto importante: noi abbiamo spirito di squadra, ma riteniamo opportuno che ognuno faccia il suo lavoro. Spesso ci chiedono se ci occupiamo della confettata. Per un discorso di professionalità rispondiamo di no.
Non siamo wedding planner: organizziamo l’evento insieme agli sposi e lo seguiamo fino in fondo, ma solo per quanto riguarda i fiori.

 

Composizioni floreali, nuovi gusti e tendenze

Quali sono le tendenze degli ultimi anni in fatto di allestimenti? Cosa richiedono maggiormente i vostri clienti?

Negli ultimi anni i protagonisti erano il bianco e il vetro. Quest’anno tornano l’oro e l’argento.Fiori Fiori Matrimonio

Sui tavoli cose piccole, non vedremo alzate e tripudi di sorta, daremo l’altezza con piccoli candelabri mono fiamma, il resto sarà un movimento di fiori e colori.
Ci sarà una parte predominante di rosa, fucsia e bianco per il matrimonio più classico, ma stanno entrando colori molto più caldi, come l’arancio, e credo che questa sarà la tendenza del 2017.

 

Quanto i social network ti aiutano nel tuo lavoro?

Per noi è importante seguire i social e i forum per capire ciò che vogliono gli sposi. Non ci aiutano nel momento in cui una sposa si fissa su una richiesta particolare perché l’ha vista su un social network: magari un bouquet con determinati colori che non corrispondono a quelli reali.
Io risolvo facendo fare un mese prima la prova del fiore, con le varie gradazioni di colore. La sposa così si rende conto dell’effetto reale e sceglie con consapevolezza. A quel punto ordino il bouquet.
Questa è l’unica maniera per uscirne vivi senza che la sposa rimanga insoddisfatta.
Le foto aiutano tantissimo, soprattutto per capire esattamente le forme volute dalla sposa e difficili da capire dalla descrizione vocale, ma penalizzano riguardo il colore.
Infatti io chiedo sempre un pezzo di organza o di raso che stia bene col vestito, così una volta arrivata la campionatura del fiore scelto, possiamo fare il paragone insieme alla sposa.

Fiori, organizzazione e professionalità, la nostra forza

Per fare questo lavoro quali caratteristiche si devono avere oltre alla manualità?

L’organizzazione. Devi conoscere il progetto a memoria, se hai un punto oscuro chiami la wedding planner o la sposa e lo chiarisci, altrimenti rischi di fare delle cavolate che non ti puoi permettere.
Fondamentale l’organizzazione mentale, gli orari per entrare in villa, il rapporto con il catering.
È importante portare la sposa davanti al parroco e, insieme, definire tutti i punti cruciali, perché ogni diocesi ha le sue regole, c’è chi vuole i fiori sull’altare e chi no, per esempio. Poi, chi ci apre la chiesa, quanto tempo abbiamo per montare, quando prepariamo tutta l’accessoristica?
Dividere i carrelli: uno va in chiesa, uno al ricevimento, uno in zona aperitivo…
Questo è fondamentale, forse più della manualità.
15 giorni prima questa scaletta dev’essere pronta.

 

In conclusione, perché scegliere Fiori Fiori per il proprio matrimonio?

Abbiamo l’organizzazione e abbiamo le persone.
A un evento non vedrai mai meno di 4-5 nostre persone sul posto che fanno squadra.
E lo spirito di squadra è fondamentale.

Filippo Galassini Dj Lucca

Empatia e stile danzano sulle note di Filippo Galassini

Filippo Galassini Dj

Oggi, al nostro angolo delle interviste, abbiamo un interlocutore d’eccezione: Filippo Galassini.
Filippo tecnicamente è un Dj, ma è una definizione che gli sta stretta. Egli è un intrattenitore che riesce a “dialogare” col suo pubblico tramite la musica.
Grazie alla sua capacità di empatizzare, Filippo recepisce i gusti della platea e la coinvolge nel ballo, mettendo in circolo energia gioiosa, comunicazione positiva e interrelazioni tra gli astanti.
I video che compongono l’intervista integrale sono pubblicati sul nostro canale YouTube.

 

Filippo Galassini Dj

 

Gli inizi e il percorso professionale

Ti definisci Dj, ma non solo. Com’è iniziato il tuo percorso lavorativo? Da dove sei partito e quando?

Filippo Galassini Disk JockeyÈ iniziato tantissimi anni fa, la mia passione per la musica ha origini antiche: ho 41 anni e il primo capriccio perché la nonna mi comprasse un disco, risale probabilmente a quando avevo 7/8 anni. La tendenza a chiudermi nella mia stanza ad ascoltare la mia musica preferita, c’è da tanto, tanto tempo.
Ho cominciato a rendere la mia passione una professione, sul finire degli anni ‘90. Ho cercato di suonare degli strumenti, ma sono state avventure poco gratificanti e sono state interrotte (ride).
Diciamo che ho preferito sfruttare il lavoro di altri musicisti, del resto il lavoro del Dj nasce sul lavoro di altri. Io scelgo i lavori altrui che più mi piacciono e che più ritengo adatti alle situazioni che mi vengono proposte.
Nel ‘96-‘97 la situazione per questo genere di lavoro, era molto differente rispetto all’attuale.
Ho cominciato a lavorare nei locali, poi nei pub e alle feste private: compleanni e altro.

 

Come si diventa Dj? Si fanno dei corsi?

In genere la passione nasce da adolescente, io ho cominciato da autodidatta. Ai miei tempi non esistevano corsi, oggi sì, ma non mi piace molto il modo in cui sono organizzati: trovo che siano più che altro vetrine per chi li organizza, invece che occasioni di apprendimento.
Io, negli anni, ho frequentato persone più anziane di me, con più esperienza, che mi hanno trasmesso il contenuto tecnico della professione. Poi io ho aggiunto quello che ho imparato dalle mie peregrinazioni sui vari generi musicali.

 

Che tipo di attività svolgi oggi? Per quale tipo di eventi?

Ho trasferito completamente il mio lavoro dall’ambito delle discoteche, pub e locali in genere, al lato eventi. Per eventi intendo Pilippo Galassini DJ Matrimonisoprattutto il settore wedding, gli eventi aziendali e le feste private tout court.
Il ramo aziendale è tutto quello che concerne il veicolare un marchio.

 

Eventi aziendali

Come mai adesso le aziende hanno bisogno di creare eventi con musica?

È una cosa relativamente nuova: negli ultimi 10 anni si è diffusa, in particolare in alcune zone della Versilia, la tendenza a immaginare situazioni utili alla costruzione dell’immagine che gira intorno al logo.
Faccio un esempio per far capire meglio: se il marchio Maserati decide di incrementare le proprie vendite sul territorio della Penisola, contatta un’agenzia di Roma che, per conto di Maserati, organizza una tournée in varie location identificate come ottimali dalle analisi di mercato. Gli strumenti che utilizzeranno per vendere il prodotto saranno correlati all’immagine creata attorno al marchio dagli eventi organizzati durante la tournée.

 

Chi sono i tuoi clienti?

In senso stretto, io sono il cliente dell’agenzia che mi incarica dell’intrattenimento durante l’evento che organizza. In senso lato, tutti i presenti all’evento sono miei potenziali clienti.
Io contribuisco a dare un’idea del marchio e dei valori ai quali il marchio fa riferimento e nei quali i clienti dovrebbero identificarsi. Se si identificano in quei valori, probabilmente acquistano il prodotto che viene veicolato.

 

Restando sul ramo aziendale, quanto è difficile andare incontro alle esigenze del cliente nel tuo campo? Rimanendo in linea con il gusto di chi ti commissiona una serata, come si fa a conciliare anche i gusti degli invitati?

Chi fa il lavoro che ho scelto di fare io, ha bisogno soprattutto di una dote: creare empatia con chi sta di là dalla consolle. In tempi brevi si intuiscono i gusti dell’interlocutore. Il lato più complicato, soprattutto nel ramo aziendale, non deriva dal rapporto col cliente finale: è col il mediatore che possono nascere fraintendimenti, richieste e rassicurazioni sul curriculum. Quando si viene chiamati la prima volta, il CV non da sufficienti garanzie a chi ha la responsabilità dell’organizzazione. In quel caso ci si muove su un terreno disagevole, perché non ci sono conoscenze pregresse né da parte dell’agenzia né da parte dei clienti invitati dall’agenzia.
In questi frangenti, cerco di rapportarmi con il mediatore come se fosse uno degli invitati alla sua stessa festa. In realtà, quasi mai i gusti dell’agente corrispondono a quelli del cliente, ma serve a garantire che il messaggio sia arrivato.
Ciò che interessa al mediatore è che il cliente sia contento, non ha quasi mai la tendenza a imporre generi musicali.

 

La musica comunica, se eseguita con stile e personalità

Quanto è importante la musica a un evento? Anche relativamente alla creazione di empatia alla quale accennavi prima.

Secondo me è determinante, perché gli ospiti escono dall’evento con la sensazione di essere stati fortunati ad aver ricevuto l’invito.
L’ideale sarebbe avere la convinzione che queste persone tornino a casa pensando: “Che bello, Maserati (o chi per essa) ci ha invitati a qualcosa cui non ci è capitato spesso di assistere.

 

Nel tuo lavoro c’è personalizzazione?

Sarebbe bello che ci fosse sempre e sempre di più. Credo che la personalizzazione debba uscire, in qualche modo, da chi fa questoFilippo Galassini Musica per matrimoni lavoro, anche se certamente non sta dentro a un ragionamento razionale.
La personalizzazione è proprio la ragione per cui richiameranno te e non qualcuno che fa una cosa simile, magari a costi minori. Diciamo che un briciolo di stile, di scelta personale è richiesto anche in questi frangenti.
Gli eventi aziendali, così come i matrimoni, possono essere paragonati a un bellissimo castello, costruito con la sabbia in fondo al mare. Probabilmente il mare, nel corso della notte, lo cancellerà, ma chi è stato invitato in quel castello la sera, deve conservare la sensazione di aver partecipato a un evento assolutamente unico.
Lo è se, chi ha contribuito a costruirne la musica e l’intrattenimento, è riuscito a dare la sensazione della “non abitualità”, dell’originalità.

 

La professione del Dj nell’era di internet

Il passaparola è fondamentale nel tuo lavoro?

Il passaparola è sempre stato fondamentale, ma quando ci si sposta a lavorare sugli eventi, il meccanismo è un po’ più tortuoso: non è più l’amico che ti chiama perché un conoscente gli ha fornito il tuo numero. In genere ci sono dei passaggi in più, dei quali non sempre tu sei a conoscenza, però il meccanismo è simile, anche se più tortuoso. Perché il cliente è diventato una persona che a stento si ricorda il tuo nome, chiama un agente e chiede a lui garanzie del risultato. Chi farà il tuo nome, in quel caso, dovrà farlo con piena convinzione del risultato. I margini d’errore si devono, per forza di cose, ridurre.

 

I social network aiutano in questo senso? Segui e aggiorni i tuoi profili?

Non amo particolarmente i social network, ma in questo momento sono hanno la maggior capacità di penetrazione all’interno di vaste fasce di utenza.
Facebook è trasversale nella sua capacità di penetrazione in differenti tipi di clientela. Credo però fondamentale, dopo un primo contatto per cui ritengo utile il social, fare in modo che ci sia poi un incontro. Se non è possibile di persona a causa della distanza, anche utilizzando gli strumenti che abbiamo a disposizione, come Skype o altri mezzi simili.

 

I Matrimoni

Parlando di matrimoni: com’è organizzare la parte di intrattenimento? È più difficile? Ci racconti qualche aneddoto?

Ho cominciato a lavorare quasi da subito nel settore dei matrimoni, seppur sporadicamente. Ebbi la fortuna di riuscire a fare qualche esperienza, sia in matrimoni di italiani sia in matrimoni di stranieri. Mi colpì molto la differenza che all’epoca era abissale, come tipo di aspettative, come gusti, come scelte che concernevano l’organizzazione del matrimonio.
Magari il budget era simile, era il modo diverso in cui lo spendevano che ritenevo un po’ discutibile, soprattutto quello degli italiani.
Un episodio che mi colpì avvenne circa 10 anni fa, durante un matrimonio vicino Montecarlo di Lucca, in un bel prato, tra gli ulivi. Montai la mia attrezzatura e iniziai a mandare la musica mentre arrivavano gli ospiti a sorseggiare l’aperitivo. C’era ancora luce e attendevamo tutti l’arrivo degli sposi, mentre i bambini giocavano e gli ospiti chiacchieravano e mangiavano. Aspettammo un paio d’ore, erano circa le 20.30, mentre si guardava la strada per vedere l’auto che avrebbe dovuto portare gli sposi. Invece arrivò un elicottero che atterrò su un prato vicino a quello dove stavamo aspettando. Gli sposi scesero, salutarono, fecero le foto di rito e assaggiarono gli aperitivi.
Quando fu il momento della cena, era previsto che gli ospiti facessero la coda a un buffet costituito essenzialmente da carni grigliate.
Non potei fare a meno di chiedermi come mai fosse stato previsto di far fare una coda ad anziani e bambini per mangiare un wurstel, mentre nel budget era entrato il costo di un elicottero.
Ecco, incongruenze di questo tipo, pur non così estreme, ne ho incontrate spesso nei matrimoni italiani.

 

La musica è un elemento importante per intrattenere gli ospiti e per la buona riuscita dell’evento stesso, no? Il “momento morto” è il nemico da temere.

Sì. In quel caso, bisognava assolutamente impedire che si creassero momenti morti, altrimenti l’attenzione, inevitabilmente, si Filippo Galassini Musica per eventisarebbe concentrata su quello che a me era immediatamente balzato all’occhio: queste disparità di trattamento previste dagli sposi (ride).
Riuscii quasi subito a far ballare qualcuno. Non occorre che ballino tutti, ma il ballo, una volta che si crea, è bene tenerlo in vita.

 

Come si fa a coinvolgere le persone in pista? E poi a mantenere vivo il coinvolgimento?

Ci sono due scuole di pensiero: chi fa il mio lavoro ha una consolle comprensiva di microfono e, attraverso il microfono, con la propria voce oltre che con la musica, il Dj concorre a intrattenere gli ospiti: li incita, li calma, li placa, li esalta a seconda della situazione.
C’è poi un altro modo di interpretare il ruolo, quello che adotto io, che prevede l’uso del microfono giusto se è necessario spostare una macchina o per casi di emergenza. Si cerca di coinvolgere con la musica. Con una vasta conoscenza di vari generi musicali, peschi quello che sai che andrà ad alzare o abbassare l’attenzione delle persone coinvolte. Si cerca di tenere sempre un asso nella manica.
Si tratta di quei pezzi che hai individuato in fase di incontro preliminare o che fanno parte della playlist che hai ricevuto dagli sposi. La bravura del Dj sta nel scegliere il momento giusto in cui calare questi assi. È così che ha volte si recuperano situazioni che stanno per dissolversi.
Il ballo, come dicevo prima, è un animaletto che ha bisogno di attenzioni, non puoi lasciarlo da solo.
Riuscire a far riprendere il ballo dopo un’interruzione è una delle cose più complicate del mio lavoro. A volte capita e, in quei casi, devi fare appello a tutte le tue abilità.

 

Danno fastidio o fanno piacere le richieste?

Il mio lavoro richiede una concentrazione un po’ particolare, se si vuole raggiungere l’empatia con chi si ha davanti, è necessario osservare, respirare la stessa aria…
Pensare di non interagire minimamente, e quindi di non accettare alcun tipo di richiesta, vorrebbe dire fare male il proprio lavoro. Tuttavia, sono capitate richieste fastidiose negli ultimi vent’anni (ride). Dipende molto anche dall’educazione con la quale sono rivolte le richieste. Difficilmente una richiesta rimane inevasa, ma se i modi sono carini, la soddisfo più volentieri (sorride).

 

I giovani e la musica

Il target anagrafico più difficile da soddisfare?

Il target più difficile è il diciottenne.
È un cliente particolare, perché tanti sono i fattori di inibizione.
Spesso è molto volubile nel gestirsi all’interno di una festa, arriva spesso accompagnato da coetanei, quasi mai in coppia e la differenza tra generi è balza agli occhi. Si creano spesso dei raggruppamenti, maschietti da una parte, femminucce dall’altra e le coppie in un terzo sottoinsieme.
È una situazione un po’ più complicata da gestire, perché il ballo richiede un minimo di disinibizione.
Muoversi a tempo di musica è un rito un po’ antico. Il motivo per cui gli “animali” uomini si divertono ballando risale alla disinibizione che era necessaria per fare conoscenza, per farsi belli agli occhi di chi volevano li notasse.
Nel caso dei diciottenni questo non è semplice, per ragioni legate principalmente alla loro età.

 

Se ti capita di fare un diciottesimo cosa fai? Tiri fuori i cavalli di battaglia che però, forse, sono anacronistici per un giovane?

Se il Dj è un po’ troppo protagonista, rischia di bloccare ancora di più la situazione. Bisogna riuscire a esserci, ma anche a stare da parte
Poi dobbiamo renderci conto che il diciottenne non è UN diciottenne. È difficile descrivere l’adolescenza attraverso una sintesi di tre/quattro caratteristiche o di gusti musicali. C’è dentro un po’ di tutto: c’è quello che scimmiotta ciò che ballavano i genitori alla sua età (mentre i genitori, magari vogliono ballare gli attuali successi dell’estate); c’è quello che, invece, ama ricreare l’ambiente da discoteca, per cui oltre a un impianto particolarmente potente, è utile procurarsi le luci adatte.
In genere, nel caso di giovani, preferisco conoscerli prima, possibilmente senza la presenza dei genitori. Invece è molto utile la presenza di un fratello, soprattutto se di età vicina, o di un amico, perché nella ricostruzione dei loro generi musicali, si scambiano informazioni. Con le parole, con gli sguardi o con atteggiamenti corporei, lanciano dei segnali che bisogna riuscire a cogliere. A volte il diciottenne si diverte con cose che non ama dirti; può darsi che ci siano dei pezzi usciti anni fa, che lui non ha vissuto, ma che ha ascoltato in discoteca e che gli piacerà trovare alla festa.
Non esiste più la differenza della musica legata ai momenti storici. Non è più vero che il cinquantenne balla gli anni ‘80, che il quarantenne balla gli anni ’90 e i genitori ballano solo gli anni ’60. Ciò avviene per tante ragioni, una delle quali è probabilmente legata ai metodi di ricezione e di uso della musica. Con l’avvento della Rete, la facilità di reperire il materiale ha modificato tantissimo il modo di vivere la musica.

 

La professionalità non dipende dagli strumenti tecnologici

Secondo te c’è molta improvvisazione nella tua professione?

Certo che sì. È molto semplice, a livello di costi, rispetto al passato, procurarsi a quanto basta per definirsi Dj. Per definirsi musicista bisogna imparare a usare uno strumento ed è facile rendersi conto del livello di know-how raggiunto, se non è almeno minimo si vede subito.
Invece gli strumenti tecnologici, oggi, sembrano agevolare il lavoro del Dj. In realtà, quando ti trovi di fronte a un congruo numero di persone, le differenze tra chi si improvvisa e da chi lo fa da un po’ di anni, si notano. Indovinare una hit non è difficile, e anche metterne insieme a tempo e mixate in modo decoroso, non è più una cosa particolarmente complicata; con un po’ di buon gusto e qualche pomeriggio in casa, si riesce a ovviare a entrambe le problematiche.
È nella continuità della serata che si nota la differenza: nel numero di persone che ballano, nel modo in cui ballano. C’è differenza tra modo e modo di ballare; in discoteca al diciottenne viene spesso richiesto di alzare le mani, di saltare, ma per me non è esattamente ballare.

 

Quanto è importante la figura del Dj? Questo incitare la pista piuttosto che personalizzare il proprio ballo come lo vedi? Seguire le istruzioni altrui invece di personalizzare i propri movimenti, come sta cambiando il modo di ballare?

Il cambiamento è già avvenuto alcuni anni fa. Con quella che i sociologi chiamano “normalizzazione”, l’intrattenimento proposto all’interno dei locali è andato sempre più uniformandosi. Ti può capitare di girare due o tre locali in una sera, e sentire in tutti lo stesso pezzo.
Oggi trattano la pista con il concetto del mordi e fuggi, per cui il locale non lavora nella costruzione di uno zoccolo duro di clientela, alla quale si sommeranno poi i turisti, ma opera come se dovesse chiudere da un giorno all’altro. Estremizzandolo, questo concetto fa sì che ogni singola serata debba essere vissuta sempre in costante ascesa.
Secondo me, questo è esattamente il contrario di ciò che dev’essere fatto se si fa intrattenimento. Si deve giocare con le energie sprigionate dagli avventori, altrimenti subentra la noia, allora l’unica speranza è che l’intrattenimento duri poco. Infatti, la serata in discoteca inizia verso la mezzanotte e mezza e finisce intorno alle tre e mezza.
In tre ore, forse l’alcool aiuta a tenere alta la sensazione del divertimento, l’adrenalina è in costante sollecitazione e con l’aiuto di un po’ di stroboscopiche… si può avere l’impressione di ballare. Chi muove le mani, in realtà sta fermo, non dondola i fianchi, non muove le ginocchia, non sta neanche saltando.
Io non credo che si stiano divertendo, stanno ballando, ma non si stanno divertendo. Se poi pensiamo che quello dovrebbe essere un luogo d’incontro tra individui, non penso stia svolgendo bene il suo fine ultimo. Perché, aldilà del profitto, il fine ultimo di quell’aggregamento di persone è di favorire la conoscenza reciproca.
In questi casi non c’è assolutamente niente che favorisca la conoscenza, se non l’alcool e dunque l’inevitabile inibizione.
Però, se si riesce a giocare con queste energie, creando degli alti e bassi e dunque descrivendo una linea di attenzione e di energie sinusoidale, magari in ascesa, ma con alti e bassi, in realtà si sta sollecitando molto di più l’interagire tra le persone.

 

Suonare in spazi aperti e luoghi chiusi, che differenza c’è? Quali prediligi? Quali sono le difficoltà?

Non ho una particolare predilezione dell’uno a discapito dell’altro, ciò che è necessario se si suona all’aperto, è che siDJ Filippo Galassini predisponga l’attrezzatura affinché il battage sia adeguato.
Sostanzialmente le onde che escono dai diffusori, all’aperto non incontrano corpi che le rifrangono, per cui si disperdono. In questo caso, perché la musica si avverta oltre che con le orecchie, anche con il corpo, che è strettamente necessario, bisogna utilizzare un’attrezzatura adeguata, un po’ più potente di quello che è necessario usare in una struttura chiusa.

 

I clienti lo capiscono o nel caso dei matrimoni il Dj a volte è il fanalino di coda rispetto a location, catering e altro?

Questo è un tasto dolente. In realtà l’intrattenimento è uno degli ultimi tasselli che va a comporre il puzzle dell’organizzazione di un matrimonio.
Ci si scontra sempre con problemi di budget e allora si cerca di mediare e di far capire le differenze tra una sonorizzazione a budget sostenuto e una sonorizzazione congrua, adeguata, ma solo sufficiente.
Una delle cose che più viene sottovalutata in merito, è la sonorizzazione delle cene: in genere viene richiesta e ci si premura sempre di chiederla a basso volume, convinti che, proprio perché a volume basso, bastino due casse. In realtà è il contrario: più i tavoli sono sparsi in un ambiente vasto, più c’è bisogno di diffusori perché tutti la sentano, ma a volume basso. Sennò la sente solo chi è vicino alle casse (ride).
Questo è il primo punto da cui si parte quando si descrive il tipo di attrezzatura necessaria al matrimonio.

 

Qual è la tua caratteristica principale? Cos’è che ti distingue da altri tuoi concorrenti? Perché si sceglie Filippo Galassini?

Francamente non lo so. Spero che si venga da me se si ha il piacere di avere a che fare con una persona educata, disponibile e competente.
E spero si abbia la voglia e il tempo di scoprirlo.
Sandra Bianchi - Pasticceria Angolo Dolce

Dolci nuziali buoni, belli, sani. La pasticceria de L’Angolo Dolce

Le nostre interviste continuano. Stavolta risponde alle nostre domande una Maestra della Pasticceria: Sandra Bianchi, titolare de L’Angolo Dolce.
La pasticceria di Sandra Bianchi si basa su pochi ma fermi principi: rispetto per le materie prime, qualità degli ingredienti, prodotto finale campione di gusto e bellezza. Con un occhio al benessere e alla salute dei clienti.
I video che compongono l’intervista integrale sono pubblicati sul nostro canale YouTube.
Logo Angolo Dolce

Da quanto tempo fai questo lavoro? Come hai iniziato?

Faccio questo lavoro da circa 27-28 anni. Sono autodidatta, nel senso che non ho fatto un percorso di studi canonico: ho fatto il liceo scientifico, un po’ di università, ma durante i periodi estivi ho sempre frequentato cucine di ristoranti e pasticcerie nelle quali mi dilettavo e cominciavo a introdurmi in quest’ambiente che mi ha appassionato.

Quando è stato il momento, ho deciso di abbandonare tutto e buttarmi, anima e corpo, in questa attività.

Hai vissuto molto in America, quanto questa esperienza ha segnato il tuo percorso lavorativo?

Io sono nata negli Stati Uniti, ho origini californiane. Lì ho parenti, tra cui mia sorella.
Pur non per periodi lunghissimi, ho frequentato spesso la California e in quelle occasioni ho avuto modo di fare delle esperienze lavorative. Mi fermavo per alcuni mesi e facevo esperienze, questo mi ha permesso di avere una conoscenza a tutto tondo della gastronomia e pasticceria anglosassone. Una pasticceria diversa dalla nostra, ma che, coniugata ai nostri sapori, produce risultati gradevoli.

Secondo te qual è la tua caratteristica principale?

Non saprei dirti una caratteristica in particolare; posso dirti che la mia ricerca principale è nella selezione delle materie prime, nella qualità Crema pasticceradel prodotto che poi vado ad assemblare, dei vari ingredienti che, essendo di per sé buoni, mi aiutano a creare con poca fatica e pochi ingredienti, dei dessert gustosi, particolari, diversi.
Non è un singolo elemento che mi distingue, è un insieme di cose che, messe insieme, mi rendono particolare.

 

Quanto è importante per te la scelta di un tema per un evento?

Ogni evento ha un tema, dall’allestimento floreale agli abiti indossati dagli ospiti.
Per esempio, abbiamo avuto un diciottesimo e il tema era Alice nel paese delle meraviglie; il tema non verteva soltanto sul dolce, ma coinvolgeva tutto l’allestimento.
Questo ti aiuta, perché ti consente di concentrare la tua fantasia su un argomento e svilupparla poi al massimo.

 

Quindi c’è uno studio dietro, una sperimentazione…

Sì, in genere tutte le creazioni sono cucite su misura sulle esigenze, sulle passioni, sulle caratteristiche di ciascun cliente.

 

Vengono da oltre oceano anche le mode nel campo delle torte nuziali?

Naked CakeAvendo una clientela abbastanza ampia, con clienti stranieri importanti, abbiamo un po’ di anticipazioni delle mode e siamo fortunati in questo.
Più di due anni fa, ad esempio, per il matrimonio della figlia di un cliente americano importante, abbiamo realizzato una torta di nozze che da noi comincia a essere di moda quest’anno: la Naked Cake, o Bohemian Chic.
Una torta nuda, senza la classica copertura di pasta zucchero e nessuna copertura di crema o panna.
Si vede la lavorazione, si distinguono i vari strati di cake inframmezzati dalle farciture. Si notano, quindi, vari colori: se c’è la vaniglia si avrà un colore chiaro, se invece si usa il pistacchio si avrà un colore verde… qualche anno fa abbiamo realizzato una torta completamente azzurra, perché il tema del matrimonio era il colore carta da zucchero.
Tutto, dagli invitati agli sposi, era carta da zucchero e la torta doveva essere uguale, sia all’interno che all’esterno.

 

Questo tipo di torta richiede una difficoltà maggiore nella preparazione?

Bisogna essere molto precisi, anche se l’essere una Naked Cake la rende imperfetta: per noi pasticceri la perfezione è la totale assenza di imprecisioni, la linearità… invece in questo caso, è come se fosse un lavoro incompiuto, ma in realtà è il suo bello.
Certo, bisogna essere precisi.

 

La tendenza 2016 che arriva dall’estero, vede preferire un ricco buffet di dolci alla wedding cake. Tu che ne pensi?

Mentre fino a qualche anno fa, la wedding cake a piani era l’unica scelta e più era grande più era spettacolare (torte monumentali venivano Torta Nuzialechiamate, avevano 7 o 9 piani).
Adesso si torna a una torta spogliata di ogni eccesso (che forse è anche più buona) e più contenuta nelle misure, proprio perché si ha il piacere di abbinare alla torta di nozze (scelta per il classico taglio da immortalare nelle foto), un mix di dessert diversi, sia nei gusti che nella presentazione.

 

Che tipo di dessert?

Tendenzialmente si offre:
  • una selezione di petit four (pasticcini più piccoli della media), in un assortimento da 7/10 gusti, perlomeno;
  • delle piccole monoporzioni, molto ridotte, di dessert a cucchiaio;
  • dolci che hanno una misura da 7-8 porzioni, in modo da offrire un vasto assortimento di gusto.

Petit FourSi passa quindi dal cioccolato alla frutta fresca, alla frutta secca, a qualsiasi gusto possibile, legato o no alla tradizione.
Gli stranieri, infatti, tendono più a scegliere un dolce della nostra tradizione, tipicamente toscano o italiano; gli italiani, invece, sono più aperti ad altre cose, perché ai nostri gusti siamo più abituati.

 

Cresce il numero di coppie straniere che sceglie l’Italia per celebrare il “grande giorno”. La tua clientela è più italiana o straniera? Cosa richiede, in particolare?

Ho una clientela mista.
Gli stranieri hanno una predilezione per dessert tipici italiani, anche se a volte gradiscono cose un po’ più particolari. Scelgono quindi, il dolce nuziale particolare, riservando la tradizione alla scelta del buffet.
Gli italiani sono forse più ancorati alla tradizione, anche se qualcuno comincia a fare scelte più “moderne”, ma alla fine c’è sempre richiesta della wedding cake rivestita con la pasta di zucchero, molto classica e rifinita.

 

Ti ricordi di una richiesta “insolita”? Ce la racconti?

Sicuramente quella torta in color carta da zucchero che ti dicevo prima, perché non è un colore naturale nella pasticceria.
Realizzarla è stata un’impresa, perché abbiamo dovuto aggiungere dei coloranti, scegliendoli fra quelli naturali, e abbiamo dovuto far fronte al giallo tipico delle uova, che era difficile far diventare azzurro.

 

Quanto tempo ci vuole per una torta del genere?

Ci vogliono giorni, perché abbiamo tempi tecnici di riposo e di preparazione delle creme, che deve essere stabili: quando andiamo a montare la torta, abbiamo bisogno di una crema che ci consenta di sostenere il peso dei piani.
Con questi nuovi dolci, che sono tutti “a vista”, c’è bisogno di una crema abbastanza strutturata.
Io non amo le creme al burro, quindi le evito a meno che non sia una richiesta specifica del cliente, ma io le trovo troppo pesanti. SoprattuttoDolce ai Frutti di Bosco d’estate, con temperature alte.
Dal momento della consegna al momento del taglio, tra foto e allestimenti, passa minimo un’ora e mezza. Anche se la maggior parte dei matrimoni estivi si svolgono di sera, le temperature sono alte e bisogna tenerne conto.
Io difficilmente accontento un cliente che mi chiede una torta ricoperta di panna, proprio perché la panna fresca mal si concilia con le alte temperature, anche riguardo l’estetica: quando la panna comincia a smontarsi a causa del calore, il dolce cambia fisionomia e non è più quello che abbiamo preparato.
Sta a noi proporre una cosa realizzabile perché il cliente spesso non conosce i limiti tecnici legati agli ingredienti e all’ambiente, del resto non è il suo lavoro. Io allora cerco di accontentarlo realizzando la sua idea di torta, ma rendendola realizzabile con delle ragionevoli alternative.

 

Per realizzare quelle che sono, a mio avviso, delle opere d’arte, ti affidi a collaboratori?

Sì, in laboratorio ho formato un’equipe che lavora insieme da qualche anno. Realizziamo tutto, dalle basi al montaggio finale.
A volte, ci occupiamo anche della consegna, soprattutto se si tratta di lunghi percorsi: la paura è sempre quella di vedere la tua creazione sciupata da un viaggio frettoloso e poco sicuro.

 

Qual è l’elemento fondamentale che non può mancare nella tua cucina?

Dolce agli AgrumiL’elemento fondamentale è il benessere. E il gusto, ovviamente.
Fino a qualche anno si pensava che il dolce, o anche un piatto di gastronomia, dovesse essere bello e buono. La presentazione e il gusto erano gli unici elementi importanti, dato che si mangia anche con gli occhi.
Negli ultimi anni, pensiamo molto anche al benessere che si offre ai nostri clienti.
Credo che la nostra salute dipenda molto da quello che mangiamo, quindi la mia ricerca è finalizzata a creare un prodotto che sia buono, bello e che faccia bene o, perlomeno, che non faccia male.
Un piatto che, quando lo hai finito, non ti lasci appesantito, ma nemmeno affamato.
Che abbia il giusto equilibrio, quindi, tra gusto e benessere.

 

Sperimenti gusti e accostamenti nuovi, anche con un’attenzione particolare a chi soffre di intolleranze alimentari, giusto?

Mai come in questi ultimi anni si è verificato una richiesta particolare di prodotti senza latte, uova, grano, glutine e la richiesta è diventata Wedding Cakemolto ampia.
Quindi, per passione e interesse nella ricerca del benessere, ho cercato soluzioni alternative per realizzare le basi della pasticceria in modo salutare e non solo salutistico.
Sperimento nuove materie prime, nuovi ingredienti, nuovi accostamenti, in modo da creare nuove sinergie che facciano anche bene.
La curcuma col pepe, per esempio, sono ingredienti di alcuni miei prodotti, oppure evito di usare la caseina, quindi i prodotti a base di latte, quando faccio il cioccolato. In questo modo i polifenoli presenti nel cacao sono immediatamente disponibili al nostro organismo.
Facciamo anche abbinamenti insoliti con i fiori e con gli infusi; quello che la natura ci offre cerchiamo di sfruttarlo.
Per chi ha intolleranze è una sofferenza non poter mangiare perché non c’è un’offerta di cibi adatti.
Non dico che può esserci l’assortimento disponibile a chi non ha problemi alimentari, ma offrire una valida alternativa è possibile e fa bene al cuore.
Purtroppo l’offerta non è ancora ampia nei locali, sia per problemi organizzativi sia per limiti imposti dalla burocrazia.

 

Quanto la tua attività è facilitata dalla pubblicità sui social network? Ti piacciono?

Penso siano molto utili, ci dovremo sempre più abituare a usarli.
Io non ho una grande predisposizione né passione per i social network e la tecnologia, però mi rendo conto che è un mezzo quasi indispensabile, oggigiorno, quindi ci dobbiamo adeguare.
Io mi sforzo, ma con tempi molto lunghi rispetto ai giovani.
Dato che dobbiamo rivolgerci principalmente a loro, ci dobbiamo adeguare.
Io ho la fissazione della fotografia perfetta, fatta sul dessert perfetto… di fatto, i giovani mi dicono che non importa, che è il primo impatto quello che conta…

 

I tuoi clienti arrivano da te con foto di torte già viste?

Dal punto di vista estetico, molte spose arrivano con una cartella di foto enorme dalla quale hanno selezionato quelle che preferiscono.Dolci Nuziali
Sulla base di quelle, andiamo a costruire la loro torta, che spesso è un mix di più dolci che hanno visto su Instagram o Pinterest.
Il dolce piace, magari per un dettaglio, ma poi va contestualizzato con resto dell’evento: dev’essere in linea con gli addobbi o con il tema dell’evento.
Molto spesso facciamo un compromesso.
Fondamentale, poi, è il gusto: spesso arrivano coppie con foto di dolci molto belli, tutti decorati con la glassa e mi dicono che lo vogliono senza glassa.
Noi, a questo punto, non possiamo pensare di realizzare proprio quel dolce. Sarà una cosa diversa, certo non peggiore, ma diversa.

 

Il Croquembouche è un tipo di torta diversa: hai richiesta?

CroquenboucheÈ un dolce molto bello esteticamente, molto difficile da realizzare. Non mi viene richiesto spesso, in questi anni ne ho fatti 2 o 3 forse perché non è molto conosciuto qui da noi.
Alcuni sono consigliati dai genitori che lo hanno avuto come dolce di nozze, altri ne hanno un ricordo legato all’infanzia o a un viaggio, magari in Francia.
Ha i suoi problemi di realizzazione perché il caramello è molto sensibile alla temperatura e all’umidità.
Richiede molto tempo e molta attenzione per evitare le ustioni, però è molto bello.
È abbastanza facile da servire: si sporziona e non si taglia, perché è formato da tanti bignè legati insieme dal caramello che, una volta raffreddato, fa da struttura portante, come se fosse un intonaco che ricopre i “mattoncini” che sono i bignè farciti.
Ne abbiamo creato uno da poco, per un quarantesimo.
Il Croquembuoche classico è fatto a piramide, ma non necessariamente deve avere quella forma. Adesso lo proponiamo anche in versioni diverse.

 

Quanto sei golosa, Sandra? Assaggi tutto?

Sì, sono golosa. Amo soprattutto il cioccolato fondente, non posso stare senza; ogni giorno devo mangiarne la mia dose. A volte eccedo anche un po’, ma ci vuole.
Un’altra cosa che mi piace molto, ma che non mangio sempre, è la Apple Pie, il dolce di Nonna Papera con la mela. La mela e la cannella sono due ingredienti che adoro.
Non assaggio tutto, perché la pasticceria è scienza, matematica, quindi una volta che abbiamo realizzato la ricetta, l’abbiamo messa a punto, testata, provata e riprovata, quando abbiamo deciso che in quel modo è giusta, noi calcoliamo ogni volta la stessa quantità di ogni ingrediente, quindi il risultato diventa standardizzato.
Abbiamo la fortuna che, in pasticceria, il risultato cambia se cambi gli ingredienti o i quantitativi degli ingredienti. Questo ci facilita, perché sicuramente otterremo l’identico risultato attenendoci alle dosi.
Ovviamente bisogna fare attenzione a che l’ingrediente sia sempre uguale.Torta di mele
Quindi, non assaggio ogni giorno tutto, sarebbe impossibile. Abbiamo talmente tanti articoli che non passerei più dalle porte…
È però vero che, con una certa frequenza, tendo ad assaggiare tutto, più che altro per rinnovare il mio gusto. Dobbiamo esercitarci a mantenere un equilibrio e a mantenere il nostro gusto sempre attivo.

 

Segui il gusto e le richieste della clientela?

Sì, ci sono dei prodotti che capisci che vanno di più. Noi abbiamo la fortuna di produrre quasi tutto anche in versione mignon, quindi possiamo far testare il prodotto al cliente.
Una persona che avrebbe la curiosità di gustare la variante di un dolce, magari cambiando alcuni ingredienti, potrebbe rimanere intimorito di fronte a una torta già pronta che potrebbe non piacere a tutti.
In questo caso, gli facciamo assaggiare un pasticcino, in modo che il cliente riesca a capire se gli piace o no. Così facendo, possiamo anche avere un’idea abbastanza precisa dei dolci che vanno di più e che dobbiamo produrre in maggior quantità.

 

Bene, grazie per questa piacevolissima chiacchierata e buon lavoro a Sandra Bianchi, titolare della Pasticceria L’Angolo Dolce.

Matrimoni Festile

Matrimoni tra fantasia ed empatia. Il modus Festile.

Proseguiamo la nostra serie di interviste con David Morelli, wedding planner di provata fama, titolare dell’agenzia Festile.
David si è generosamente aperto alle nostre domande, rivelandoci molti dei retroscena tipici dell’organizzazione di matrimoni.
Leggendo questa intervista capiamo quanto sia complessa la realizzazione di cerimonie nuziali fantasiose e articolare come quelle che così bene riescono a David e alla sua Festile.

I video che compongono l’intervista integrale sono pubblicati sul nostro canale YouTube.

Festile Logo

Qual è stato il tuo percorso lavorativo? Da quanto tempo fai questo lavoro?

Ufficialmente sono Wedding Planner da quasi 5 anni (ho iniziato nella primavera del 2011), ma ho fatto una lunga gavetta, con matrimoni e feste di compleanno di amici, fin dal 1997. Il matrimonio mi ha sempre affascinato, fin da giovane. Ho cominciato seguendo la cerimonia iniziale, dato che avevo esperienza in riti liturgici perché cantavo in un coro parrocchiale.

Il mio primo impegno è stato al matrimonio di un’amica che aveva bisogno aiuto per scegliere i canti, curare il libretto della messa, gestire e coordinare i lettori durante la cerimonia…
C’è stato poi un passaparola tra amici i quali, subito dopo aver informato i genitori, mi chiamavano per dare una mano anche al loro matrimonio. Sono un autodidatta, non ho fatto corsi specifici, ma una lunga gavetta direttamente sul campo.
Ho anche lavorato per tanti anni in locali e ristoranti, per cui ho acquisito gli elementi fondamentali della mise en place e del servizio.
Gli amici ai quali ho curato i matrimoni erano molto contenti di me e mi hanno sempre incoraggiato sostenendo che ero molto bravo e che questa era la mia strada.
Dopo molte riflessioni, ho deciso di dar loro retta e mi sono buttato.

Secondo te, qual è la caratteristica che ti distingue nel lavoro?Matrimoni Festile

Mi riesce molto facile entrare in empatia con le persone, di qualunque tipologia. Poi, la grande passione e cura in tutto ciò che faccio.

Ti avvali di collaboratori?

Ho un discreto staff di collaboratori che si muovono in base alle mie linee guida: grafici, scenografi, tipografi… mi avvalgo anche di costumisti quando la situazione lo richiede, per esempio in cerimonie a tema o che richiedono un’animazione “teatrale”.
A questo proposito, devo sottolineare un’esperienza fondamentale, che mi ha permesso di fare questo lavoro nel modo in cui lo faccio: il lavoro di anni al teatro pucciniano.
Studiare il “dietro le quinte” è stato importante perché il matrimonio è una grande messa in scena. Devi far convivere tante persone che lavorano dietro le quinte, in silenzio, invisibili, il cui coordinamento è importante perché tutto possa riuscire nel migliore dei modi.
Anche gli studi universitari (Storia del cinema e del teatro) mi hanno lasciato qualcosa che oggi riverso nel mio lavoro.

A proposito di teatralità, quest’anno hai allestito a Villa Bernardini un matrimonio che è stato trasmesso su Sky durante la prima puntata della trasmissione “Quattro matrimoni in Italia”. Il tema era Alice nel paese delle meraviglie: come è nato questo progetto? Gli sposi avevano già un’idea del tema?

È stata una grande avventura questo matrimonio. Gli sposi sono arrivati a me tramite conoscenze comuni e avevano già l’idea di questo tema. Era una cosa cui tenevano molto, soprattutto la versione della storia realizzata da Tim Burton.

Io ho creato su misura un progetto da sviluppare a partire dalla location: Villa Bernardini, il cui Teatro di Verzura si prestava magnificamente per diventare il giardino della Regina di cuori.

Abbiamo sviluppato tutta una serie di “momenti”, in villa celebravamo anche il rito civile, e l’idea era di fare un matrimonio decisamente fuori dagli schemi. Proprio come sono gli sposi. A me piace molto “cucire” gli eventi che creo, addosso alle persone che mi commissionano il lavoro. Credo sia uno degli elementi che ci caratterizza di più. Non mi piacciono i matrimoni fatti su scala industriale, tutti uguali, già visti, standard, noiosi… le cose banali preferiamo farle organizzare ad altri.
Molte delle persone che collaborano con me, fotografi, DJ e altro, spesso mi dicono che ai matrimoni organizzati da me non ci si annoia, c’è sempre una bella atmosfera.
Noi siamo bravi a creare un mood piacevole.
Nel caso di Alice in Wonderland, abbiamo creato i personaggi principali della storia, che avevano costumi e trucchi molto particolari, i quali entravano in scena in vari momenti della festa e interagivano con gli invitati.
Abbiamo studiato una colonna sonora ad hoc e un allestimento di un certo impatto in modo che l’elemento surreale di Alice fosse ben presente nell’allestimento e in tutto lo sviluppo della festa.

Quanto tempo hai impiegato a organizzare questo evento? Ci sono state più difficoltà rispetto ad altri matrimoni che hai organizzato?

Questo matrimonio ha richiesto una preparazione di 10 mesi. Una preparazione decisamente più lunga di quelle che solitamente ci troviamo ad affrontare.
La struttura della festa, così come l’avevamo costruita, era piuttosto complessa: succedevano tante cose, si susseguivano tanti avvenimenti, c’erano tanti personaggi…
La difficoltà è aumentata a causa della presenza delle telecamere di un programma televisivo. Chiaramente il programma ha esigenze e richieste specifiche: la presenza di una troupe, la presenza delle concorrenti del programma,
Abbiamo cercato di non snaturare il matrimonio facendo in modo, allo stesso tempo, che le esigenze di tutti fossero soddisfatte. In primis, ovviamente, quelle degli sposi e dei loro invitati.

Quanto è importante per te che venga scelto un tema per un evento? Lo prediligi?

Sicuramente la presenza di un tema aiuta a rendere l’evento più particolare, più caratteristico; aiuta nel dargli un’anima e un carattere ben preciso.
Chiaramente non organizziamo solo matrimoni a tema.
Ci è capitato di organizzare matrimoni dove bisognava creare un’atmosfera, o dove c’era un mood o un filo conduttore che teneva unite tutte le cose che noi curavamo.
Noi ci occupiamo spesso di creare le partecipazioni, e già dall’invito si deve capire il tipo di evento, che sia un matrimonio o un compleanno.
L’invitato che apre la partecipazione riceve un messaggio che poi trova declinato in tanti modi: dai tableau ai menu, dagli allestimenti alle musiche.
Effettivamente, è come un grande spettacolo di cui curi tanti dettagli e io sono uno che cura i dettagli in modo davvero maniacale.
Insomma, sicuramente il tema permette di fare cose particolari, che escono dagli schemi classici.

Allestimenti del genere hanno un costo più elevato rispetto a quelli di una cerimonia, diciamo così, standard?

Matrimonio in stile Alice in WonderlandHanno costi leggermente superiori, ma non così alti come si potrebbe pensare.
Poi, noi siamo piuttosto bravi nel cercare di far quadrare il budget.
Spesso, infatti, dove scarseggia la risorsa economica, può sopperire la creatività la quale viene sempre stimolata da situazioni di difficoltà.
A volte devi inventarti soluzioni alternative, innovative per rispettare i limiti di spesa.

Continua a crescere il numero di coppie straniere che sceglie l’Italia per celebrare il “grande giorno”. La vostra clientela è più italiana o straniera? Che differenza c’è? Gli stranieri spendono di più?

La mia esperienza con gli stranieri è limitata a delle feste di compleanno. Gli stranieri hanno sicuramente budget più alti rispetto agli sposi italiani. La capacità di spesa più elevata, per contro, comporta richieste di ben altro tipo. Spesso partono dal presupposto che, proprio perché possono spendere grandi somme, sia possibile fare di tutto.
Un altro problema con gli stranieri, è che a volte ti trovi a gestire l’organizzazione di eventi con tempi piuttosto ristretti.
Però hanno sicuramente un approccio all’evento e alla festa molto diverso da quello degli italiani.

I tuoi clienti, sia stranieri che italiani, arrivano già con un’idea precisa o sei tu che veicoli e chiarisci certe idee, magari un po’ confuse?

Il più delle volte i miei clienti arrivano senza un’idea precisa di evento, dandomi solo dei paletti.
A me piace molto ascoltarli, farli parlare a ruota libera, perché loro si raccontano e, anche se non credono di averti dato grandi informazioni, dal confronto tra i due sposi e dalla chiacchierata informale, io riesco a trarre informazioni. Proprio grazie a queste e alle passioni che loro dichiarano di avere, io riesco a creare un progetto.
Esso non è necessariamente in linea con ciò che mi hanno raccontato gli sposi o con quello che loro si aspettano: mi è capitato di organizzare un matrimonio a tema “Opera Lirica”, in special modo riguardante Puccini e la sua opera, per sposi che non erano neanche dei melomani. Erano però in cerca di qualcosa di particolare, di raffinato, di molto curato; abbiamo allora messo in piedi un matrimonio fuori dagli schemi, che si richiamava a tante opere di Puccini, anche se nel finale, per la wedding cake, entrava in scena Verdi.
Chiaramente abbiamo prestato grande attenzione alla colonna sonora, in gran parte ispirata alle arie più celebri di Puccini, e c’erano anche in questo caso, personaggi ispirati alle eroine pucciniane che interagivano con gli invitati.
Abbiamo trovato un soprano che, durante la cena, intervallava i momenti conviviali con arie celebri, con un maestro che suonava il pianoforte, creando un’atmosfera molto bella. Credo abbia colpito anche chi non è un appassionato di Puccini o dell’opera lirica, perché era un’atmosfera molto particolare, molto elegante.
Ci è anche successo di incontrare sposi che avevano idee di un certo tipo e di convincerli a fare altrimenti, perché la loro idea non aveva niente a che fare con la location che avevano scelto. Ci saremmo trovati a far convivere un country chic in una villa super elegante. L’impresa era far capire a loro che si poteva prendere un’altra strada.

Ti ricordi di una richiesta “insolita” o difficile da realizzare? Ce la racconti?

Matrimonio Festile a Villa Bernardini-01Mi è capitato che il padre della sposa mi richiedesse un intrattenimento e un’atmosfera particolari perché voleva sorprendere gli sposi. Il tema era il country chic e, prima dell’aperitivo, noi abbiamo allestito all’ingresso della location, una specie di fiera paesana.
C’erano 150 ombrellini appesi agli alberi, le bancarelline del cocomero, della limonata fresca, delle granite… c’era un teatrino di artisti di strada che interpretavano le canzoni di Capossela (un artista molto caro agli sposi), vari tipi di intrattenimento e, essendo un matrimonio country chic, c’erano anche tante balle di paglia, bancali e coperte di cotone sopra le balle.
Insomma, eravamo riusciti a creare un’atmosfera molto divertente. Il colpo di scena avveniva all’arrivo degli sposi che, senza saperlo, venivano accolti da una marching band che li accompagnava, suonando all’impazzata, sotto il viale su cui erano sospesi gli ombrellini, fino all’aperitivo.
Dopo questo inizio decisamente fuori dagli schemi, si entrava in uno schema un po’ più classico, anche se in seguito le sorprese non sono mancate.

Quali sono le tendenze degli ultimi anni in fatto di allestimenti? Cosa richiedono maggiormente i vostri clienti?

Premetto che non sono un grande amante delle mode, ma davanti a una richiesta specifica mi adeguo.

Mi piace caratterizzare l’evento; le mode e le tendenze mi piace reinterpretarle.

Da qualche anno vanno molto Il country chic, lo shabby chic e il provenzale, quindi ci capita spesso di avere richieste di eventi con quello stile.
La nostra caratteristica è di prendere gli elementi tipici di queste mode e di farli propri, di personalizzarli e renderli più particolari.

Sul tuo sito c’è la sezione Bon Ton Blog, come mai hai scelto questo nome? Oggi più di ieri c’è bisogno di lezioni di Bon Ton?

Il Bon Ton blog è nato pensando agli invitati. Negli anni mi è capitato spesso di incontrare, a matrimoni che organizzavo, persone che non avevano capito cosa andavano a fare. Non davano nessuna importanza alla forma e io sono dell’idea che la forma sia sostanza. Quando mi sento dire “io al matrimonio mi vesto come mi sento”, io scuoto la testa, perché è una strada pericolosa.
Quando mi è possibile mi piace dare consigli sul dress code, o far capire che esiste un dress code, un look da adottare, che sia un look integrale o un semplice accessorio da indossare.
Così facendo do un messaggio preciso agli invitati, in un certo senso li aiuto.
Poi, non è solo una questione di look; di bon ton c’è bisogno. Faccio un esempio, durante la celebrazione in chiesa, al momento del sì, senti suonare i cellulari. Secondo me, è una cosa tremenda.
Significa che non hai capito l’importanza di quel momento o di quel momento ti importa relativamente. In ogni caso, se non vuoi silenziare il telefono, puoi tranquillamente uscire; possibilmente non fermandoti a parlare all’ingresso della chiesa perché ti sentiamo.

Qual è l’elemento fondamentale che non può mancare per la buona riuscita di un evento?

Un ingrediente solo non credo si possa individuare, ce n’è una serie. Intanto comincio dal non snaturarsi, non trasformarsi quel giorno in qualcosa che non si è. Parlo degli sposi, dell’atmosfera che creano intorno a sé e al tipo di evento che organizzano.
Quando ti snaturi i risultati non sono belli: sposi che quel giorno indossano tacchi vertiginosi o coroncine principesche… sono cose che non mi piacciono.

Come si fa a consigliare una futura sposa senza creare un conflitto?

È una cosa delicata, perché il conflitto rischia di estendersi anche alla mamma e alla suocera. Si prende da parte la sposa, le si parla con calma, cercando di farle capire che la coroncina, magari la po’ togliere senza che le manchi qualcosa; che anziché aggiungere, forse è meglio sottrarre.

Dipende dall’età degli sposi? O per seguire le mode?

Io credo dipenda molto dalle mode e dall’influenza dei media. Si tende sempre a fare troppo. Nonostante io organizzi matrimoni a tema, quindi mi piace fare cose spettacolari, ho sempre ben presente il limite da non superare. Perché è vero che è una grande messa in scena, ma è pur sempre un matrimonio. Il buon gusto e la consapevolezza di ciò che si fa sono importanti.

È più difficile organizzare matrimoni con tante persone o anche un evento piccolo può avere problematiche?

Ogni evento ha le sue difficoltà. Dipende molto dal tipo di evento che vuoi mettere in piedi, da come si sviluppa, dalla location, dall’obiettivo che si pongono gli sposi o i festeggiati. Quest’estate ho organizzato una festa di compleanno per un signore straniero che compiva 60 anni. Ti posso assicurare che l’organizzazione è stata molto più faticosa di quella di molti eventi apparentemente più impegnativi.
In questo caso si trattava di circa 60 persone e avevo uno staff più numeroso degli ospiti.
Coordinare le esigenze di tutti è complesso, ci vuole molta attenzione e molto rispetto per le professionalità che chiami a collaborare con te.
Ognuno ha i suoi tempi, le sue idee, le sue esigenze e far suonare in modo armonioso questa grande orchestra non è così semplice.

Il nome FeStile da dove nasce? È un acronimo?

Possiamo definirlo un acronimo. Quando cercavo un nome per la mia attività, organizzai un sondaggio sulla mia pagina Facebook, chiedendo agli amici cosa ne pensassero di alcuni nomi che mi piacevano. Me li hanno bocciati tutti.
Mi piaceva qualcosa che richiamasse l’idea della festa; una festa che avesse un carattere, uno stile ben preciso. Mi piaceva anche che avesse echi latineggianti, quindi nacque quasi per caso, FeStile.

Quanto la tua attività è facilitata dalla pubblicità sui social network? Ti piacciono?

Non sono estremamente tecnologico, i social network li usavo soprattutto per divertimento, per svago. Poi mi è stato fatto capire che per la mia attività erano molto importanti perché ti permettevano di avere una visibilità non indifferente.
Io ho fatto anche tanto fiere dedicate agli sposi e la difficoltà che avevo in fiera era di far capire a una persona che passava dal tuo stand magari per 10 secondi, cosa ti differenziava dagli altri.
Invece un social network come Facebook o Instagram, ti permette con uno scatto, di avere grande visibilità e di essere più conosciuto grazie alla forza dell’immagine. Quindi mi sono dovuto adeguare: mi è stato detto più volte di essere poco social, in questi mesi mi sono dato da fare per esserlo di più. Ho prestato molta più attenzione ai contenuti che postavo e al tipo d’immagine.
Ogni immagine comunica molto, cattura l’attenzione e chi la vede ti contatta. Ti chiede informazioni: a proposito dl matrimonio con gli ombrellini sospesi, molti mi chiedevano se fosse un’istallazione di arte contemporanea.

Wedding & Co - Intervista

La cucina è il cuore del Catering: Intervista alle fondatrici di Wedding & Co.

Certi di farti cosa gradita, inauguriamo il nuovo spazio dedicato alle interviste con due personalità del settore che, facendoci l’onore di rispondere alle nostre domande, aprono un interessante spaccato nel mondo “che non si vede”, ma che rende indimenticabili le cerimonie nuziali: il Catering.

Il Catering è un’attività fondamentale per la riuscita di un evento, ma è anche un’attività complessa, con molte sfaccettature, che va realizzata con passione e professionalità.

Antonella Lenzi e Katy Pisani, titolari del brand Wedding & Co. Ricevimenti, ci raccontano la loro esperienza in questa interessante e appassionata intervista.

I video che compongono l’intervista integrale sono pubblicati sul nostro canale YouTube.

Wedding & Co Logo

Qual è stato il tuo percorso lavorativo? Da quanto tempo fai questo lavoro?

Catering Wedding & Co - ApparecchiaturaOrmai 25 anni fa, ho avuto la fortuna di iniziare questa attività con quello che era il cuore degli eventi: la cucina.
Ho iniziato sbucciando le patate e ho finito per diventare capo cuoco, organizzando poi in toto gli eventi. È un lavoro bellissimo perché molto creativo.
Allora la cucina aveva davvero la sua importanza, cosa che nel tempo, secondo me, si è un po’ persa.
Quando sono passata dalla cucina a organizzare totalmente l’evento, ho scoperto di essere avvantaggiata, perché conoscevo i tempi di cottura, i piatti che più potevano piacere, quelli che facevano più scena; conoscevo bene le difficoltà legate alla realizzazione di un piatto; sapevo bene come fare le “liste di carico”, importantissime per ogni evento: il materiale giusto nella quantità necessaria alla riuscita dell’evento. Questo permette una corretta previsione e gestione dei costi.
Inoltre posso trasmettere questa conoscenza nel mio contatto con gli sposi rispondendo a tutte le loro domande inerenti l’organizzazione, i tempi e i costi.
Nel ’98-’99 si organizzavano circa 120-130 matrimoni ma anche 50-60 eventi aziendali, il che vuol dire organizzare 5-6- eventi in un giorno.
A quel tempo eravamo in pochissimi a fare questo lavoro e tutti professionisti. Oggi forse, si è un po’ persa la professionalità.

Quanto tempo è necessario per la programmazione di un evento?

Hai un anno per preparare un matrimonio, e bisogna essere reperibili h24.
Non puoi spegnere il cellulare, sei responsabile fino alla mattina dopo l’evento.

Se una coppia ti da solo sei mesi per organizzare il proprio matrimonio, cosa rispondi?Torta nuziale Wedding & Co

Se una coppia ha solo 6 mesi di tempo lo possiamo fare, ma ci vuole già la location.
Ci vuole anche chiarezza di intenti da parte degli sposi e coincidenza tra le loro esigenze e le nostre fattibilità.
A queste condizioni, l’evento si può organizzare anche in pochi giorni!

È più facile lavorare con coppie di sposi che hanno le idee chiare o no?

La creatività fa parte di questo lavoro e, dopo tanti anni, è più facile guidare qualcuno che è nella nebbia, che soddisfare idee e progetti visti su internet ma irrealizzabili nella realtà.
Comunque una gran parte del nostro lavoro è facilitato dall’empatia verso il cliente e dalla comprensione della sua personalità. La nostra bravura sta nel capire subito che tipo di persona abbiamo davanti e, quindi, come parlargli e cosa dirgli per fargli cambiare idea.
Intendiamoci, un’idea, un’impostazione ce l’hanno tutti e per la maggior parte si tratta di reminiscenze dell’infanzia, del matrimonio da sogno che si aveva da bambine, che tornano in età adulta.

Come facevate a programmare 5-6 eventi in un giorno?

Hai detto la parola giusta: Programmazione.
Tu non devi saper organizzare solo l’evento a te familiare, devi saper organizzare, insieme a uno staff, anche altri eventi.

Adesso quanti matrimoni curate all’anno?

Menu Wedding & CoFacciamo 2 eventi al giorno, per scelta.
Per noi è importante la cucina e quindi, avendo due cuochi con relativi team operativi, puntiamo al ritorno del gusto del mangiare.
Il nostro punto forte, dopo tanta ricerca, è questo.
Le coppie di sposi che ci scelgono parlano direttamente con lo chef, noi non siamo gli interlocutori.

 

Che età hanno le vostre coppie di sposi?

Ho sempre lavorato con un target alto: sposi maturi che vogliono fare una bellissima festa, dedicata ai colleghi, agli amici, forse trascurando un po’ i parenti.

Questo lasciare da parte i parenti è un dato comune a molti matrimoni, a cosa pensate sia dovuto?

Nell’anno in cui lavoriamo insieme ai futuri sposi, consigliamo loro di mettersi dalla parte degli invitati.
L’accoglienza, l’arte del ricevere ce le hanno insegnate i nostri genitori e per noi sono normali, invece gli sposi vedono il Cucina Wedding & Comatrimonio come una festa in cui i parenti sono visti più come un peso da tenere da parte.
La nostra bravura sta nell’organizzare ogni fase dell’evento tenendo conto che vi partecipano persone di ogni età e di diverse esigenze.
Curiamo dunque molto l’accoglienza, l’ascolto delle esigenze degli ospiti e mettiamo a disposizione una persona del team che si occupi di tutti, dai bambini ai nonni. Ogni fase dell’evento dev’essere bella per tutti.
Questo tipo di cura non è molto usuale, forse perché il modo di festeggiare il matrimonio è cambiato nel corso degli anni.
C’è stato un periodo in cui il matrimonio era “ingessato” dagli obblighi tradizionali: invitare i parenti e gli amici dei genitori, assegnare i posti a tavola, comportarsi seguendo un galateo importante e non concedere spazio alla spontaneità.
Da matrimoni molto impostati, siamo passati a una fase di gestione “libera”, in cui l’unica cosa importante era la felicità degli sposi e il resto, compresa l’accoglienza, passava in secondo piano.
Negli ultimi tempi stiamo assistendo al ritorno a un certo galateo dell’accoglienza e alla cura degli ospiti.
Un’altra cosa che ci distingue è il cibo. Per noi è sempre stato l’elemento più importante, mentre vedo che spesso si sceglie il preconfezionato. Io la chiamo “l’industria del catering”: sono tutti uguali, impacchettati.
La nostra scelta di fare due eventi al giorno, con due cuochi e due team operativi, è dovuta al desiderio di far riscoprire agli ospiti il gusto del mangiare. Vogliamo far sentire loro il profumo del cibo, vogliamo che assaporino la genuinità degli ingredienti.
La coppia non parla con noi del menu, lo fa direttamente col nostro cuoco.
Qualunque tipo di evento che curiamo è improntato sulla cucina.
Dal punto di vista qualitativo, abbiamo scelto di servire cibo proveniente dal presidio slow food.

Continua a crescere il numero di coppie straniere che sceglie l’Italia per celebrare il “grande giorno”. La vostra clientela è più italiana o straniera? che differenza c’è? Gli stranieri spendono di più?

Pasticcini Wedding & CoPer quello che ci riguarda, il matrimonio degli stranieri è quello che volevamo.
Gli stranieri impazziscono per il cibo italiano, danno soddisfazione perché vengono con l’idea di trovare quello specifico prodotto.
Sono sposi settimanali, nel senso che vengono in Italia per una settimana e infra-settimana celebrano il matrimonio.
Con loro è molto facile comunicare via mail e sanno quello che vogliono, vedono l’Italia come terra di prodotti genuini,
mentre l’italiano a volte non apprezza ciò che ha intorno.
Gli stranieri piuttosto invitano meno persone, ma non rinunciano a sposarsi qui e quindi rientrano nella nostra filosofia.
Inoltre hanno molto gusto e cura per gli allestimenti.

Ti ricordi di una richiesta “insolita”? ce la racconti?

Sì è successa non molto tempo fa: una sposa mi chiese un buttafuori di fronte alla chiesa… è una richiesta che ci era già stata fatta in passato, ma stavolta il motivo era “se arriva il mio ex ci ammazza tutti“.
Potrei scrivere un libro con le stranezze che capita di vedere in questo lavoro.